Fini in casa Santoro “si accorge” del conflitto d’interessi di Berlusconi

Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi

C’è arrivato con un po’ di ritardo, circa 16 anni, ma alla fine c’è arrivato. Gianfranco Fini, intervistato dalla trasmissione televisiva Annozero di Michele Santoro, spiega che “il conflitto di interessi è un problema vero”. E il presidente della Camera, indirettamente ammette di averci convissuto: “C’è una concentrazione ma non è un problema di oggi e in altre democrazie ci sono leggi più stringenti. Ma chi è senza peccato scagli la prima pietra, perché anche a sinistra…”.

Il presidente della Camera, per la sua tardiva epifania sceglie proprio Santoro, il giornalista nemico numero uno di Berlusconi, quello che il presidente del Consiglio vorrebbe vedere il più possibile lontano dalla Rai e dalla tv in genere. Un segnale chiaro, che però, non spiega come mai solo nel 2010 Fini denunci il problema. Il presidente della Camera, infatti, è lo stesso che non più tardi di sei anni fa ha contribuito, con Alleanza Nazionale, all’entrata in vigore della Legge Gasparri, uno dei simboli del conflitto di interesse mai affrontato e risolto. Nella legge, tra le altre cose, si “congelava”  a data futura il passaggio di Rete 4 sul satellite. Nel frattempo la tv è diventata un’altra cosa grazie al digitale ma i problemi sono stati tutt’altro che risolti.

Due anni prima, nel 2002, sempre coi voti di Fini passò la legge Frattini che doveva normare proprio il conflitto di interessi. La norma stabiliva che chi possiede aziende e va al governo, ma di quelle aziende è soltanto il “mero proprietario”, non è in conflitto e non ha l’obbligo di cessione. A Berlusconi, grazie alla norma, votata dalla maggioranza di cui faceva parte anche Fini, è stato sufficiente lasciare la presidenza del Milan. All’elenco, che resta comunque largamente incompleto, si possono aggiungere altri provvedimenti come la depenalizzazione del falso in bilancio, o la legge sul “legittimo sospetto” che consente di ricusare un giudice in caso di semplice sospetto sulla sua imparzialità. Tutti provvedimenti divenuti effettivi grazie ai voti di Fini.

Privatizzare la Rai. Fini ad Annozero ha parlato anche di Rai e della sua privatizzazione:  ”E’ un asset importante – ha spiegato – e quindi magari con la privatizzazione entrerebbero denari freschi nelle casse del Paese. Certo poi bisogna vedere chi acquista perché altrimenti il conflitto di interessi sarebbe ancor più manifesto”. Il presidente della Camera  ritiene che ”è arrivato il momento di privatizzare” la tv pubblica. ”È una iniziativa – spiega Fini – che Fli proporrà al parlamento anche in questa legislatura, perché si tratta di una questione che va oltre il pluralismo e il contraddittorio”. Quindi anche una stoccata a Masi. Secondo Fini, che si riferisce ad una decisione del direttore generale da applicarsi nei talk show politici come Annozero “impedire gli applausi in trasmissione è come impedire ai cittadini di parlare. Piuttosto la questione è come organizzare gli applausi perché è come se a uno stadio si consentisse l’accesso ad una sola tifoseria”.

Governo e Fli. Sui nuovi equilibri nel governo, sanciti dai numeri della fiducia alla Camera, Fini non si nasconde: “La famosa terza gamba, che qualcuno ha esorcizzato, si è di fatto costituita. Non è più sufficiente presentare le proposte nella maggioranza ma sara’ necessario concordarle”. Fini ha spiegato che Fli ”non e’ un partito vecchio stampo, perché in Italia c’è chi vuole un movimento di opinione che chiede legalità e rispetto delle istituzioni”. L’obiettivo di Fli è essere ”un’organizzazione trasversale visto che qualcuno ha votato Pdl, altri no e c’èanche qualcuno che ha votato a sinistra”. Il presidente della Camera critica poi il Pdl definendolo  ” un movimento che non è stato capace di darsi delle regole, dove c’e’ fastidio per il dibattito interno. Ma non voglio polemizzare”. Il presidente della Camera non spiega, però, perchè dopo aver parlato di “comiche finali” quando Berlusconi lanciò il Pdl dal predellino abbia poi deciso di accettare la fusione.

Legge elettorale. Sulla legge elettorale Fini insiste sulla necessità di cambiare: “‘Non penso sia una provocazione né un tentativo di minare una solida maggioranza ma un elemento di discussione che in tanti, anche nella maggioranza, dovrebbero fare”.

Casa di Montecarlo e Vangelo. Quando l’intervista si sposta sulla vicenda della casa di Montecarlo Fini si rifugia nelle Sacre Scritture: ”Si ricorda la parabola della pagliuzza e della trave? Io sono felice perché da 30 anni in Parlamento mi hanno radiografato, qualcuno aveva auspicato il metodo Boffo. Ma se dopo tutto questo e quanto si è speso siamo alla casa di Montecarlo… Quante travi negli occhi altrui…”. ”Io sono stato colpito – afferma Fini – in termini familiari ma anche politici, altro che accanimento… Ho tutto il diritto di sapere la verità ma anche se alcune azioni di informazione sono state favorite. Il tempo è galantuomo, la Procura di Roma sta facendo le indagini e io non sono indagato. Io a differenza di altri non strillo”.

Dimissioni? Assolutamente no. Casa o non casa Fini non ha intenzione di lasciare la presidenza della Camera. ”Il presidente della Camera – spiega Fini -ha il dovere di rappresentare le istituzioni e di guidare i lavori della Camera nel rispetto delle regole, e io non sono mai venuto meno al mio dovere. Il presidente della Camera non è né può essere il capo di un partito, infatti io non sono presidente di Fli ma ricordo che politici come Spadolini e anche altri in tempi più recenti hanno svolto attività politica e non c’è nulla di male se lo faccio anch’io”.  ”Se mi si contestasse – afferma Fini – un comportamento non rispettoso del mio ruolo non esiterei a dimettermi”.

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Emiliano Condò