Fini, la Tulliani e quei mobili per la casa di Montecarlo. Nuove accuse dal Giornale. Bye bye tregua?

Tirava aria di tregua tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Alla luce delle ultime rivelazioni sullo scandalo della casa di Montecarlo, però, era solo una quiete prima di una nuova tempesta, se possibile ancora più violenta di quella che si è abbattuta sul presidente della Camera nei giorni scorsi.  Fini ha detto di non sapere che quella casa fosse nelle disponibilità della famiglia Tulliani e nella celebre nota in otto punti ha spiegato che, una volta firmata la vendita ad un prezzo giudicato adeguato, per lui la questione era sostanzialmente conclusa. Non per certa stampa, che alla vigilia del week end di ferragosto torna alla carica e snocciola le prove “che Fini mente”.

Tanto per cambiare, ad affondare sul tema è il quotidiano della famiglia Berlusconi Il Giornale, seguito da Libero e dal Fatto Quotidiano che quando si tratta di scandali e questioni morali ha l’abitudine di non distinguere tra sinistra e destra, tra amici e nemici.

Il tutto nasce nel 2009, quando la vendita della casa di Montecarlo ad una società off shore è già cosa fatta. Il presidente della Camera ed Elisabetta Tulliani, racconta il Giornale, girano per un grande negozio di arredamento alla periferia di Roma ovest. In teoria non sembra un grande illecito ma il quotidiano di Feltri è sicuro: Fini e consorte sono là per scegliere i mobili della casa di Montecarlo, quella “venduta” un anno prima e “misteriosamente” abitata dal cognato del presidente.

Per la precisione, la Tulliani fa visita al negozio diverse volte e in due circostanze è accompagnata dal marito. E quali sarebbero le prove che gli acquisti sono proprio per la casa di Montecarlo? Secondo il Giornale è presto detto: elementi schiaccianti e definitivi non ce ne sono, indizi non mancano. Voci interne all’azienda, riporta il quotidiano, raccontano che non era un segreto, e che su richiesta della Tulliani, il mobilificio “cominciò a mettersi in moto per trovare uno spedizioniere disposto a curare un trasporto delicato e riservato a Montecarlo”.

“Per tutti – prosegue un anonimo dipendente sul Giornale – la percezione era che questi mobili, questi lavori erano per casa loro e che questa casa era all’estero”. I dipendenti raccontano poi che al momento del conto ci fu anche un piccolo disaccordo sul prezzo, poi archiviato. Rimane il fatto che di tutta quella trattativa Fini non firmò una sola carta, e che le transazioni sono tutte a nome della Tulliani”.

Il quotidiano di Feltri va oltre e in un’altra pagina produce addirittura l’intervista di un anonimo testimone che racconta di aver visto Fini nell’androne della casa monegasca lo scorso Natale in compagnia di una signora bionda. Non male per uno che sosteneva di aver venduto l’immobile oltre un anno prima. Il testimone, un cittadino del principato, racconta di aver tentato a più riprese di comprare l’appartamento, tra il 2000 e il 2006, arrivando ad offrire come massimo 1.5 milioni di euro, ovvero cinque volte tanto il prezzo della vendita finale.

Qualcosa da chiarire, insomma, nonostante gli otto punti di Fini, sembra ancora esserci. E le conseguenze sul piano politico non mancheranno: in primo luogo i siluri del Giornale rischiano di far saltare il tentativo di nuovo dialogo ancora allo stato embrionale. E poi c’è la strategia del presidente della Camera: in caso di silenzio rischia indirettamente di avallare le accuse, e potrebbe finire per perdere consenso e qualche preziosissimo parlamentare.  Almeno che non sappia smentire, punto dopo punto, le nuove accuse che arrivano dalla stampa berlusconiana.

Prime risposte da Fini. Non si fa attendere la replica di Gianfranco Fini alle accuse del quotidiano il Giornale relative a un presunto acquisto di mobili per la casa di Montecarlo. A rispondere a Feltri è il portavoce di Fini, Fabrizio Alfano che in una nota spiega:  ”Quanto pubblicato oggi da Il Giornale è l’ennesima dimostrazione di un delirio diffamatorio che ha portato Feltri ad abdicare ai doveri minimi del giornalista. Pur di denigrare il presidente Fini, Feltri propone ricostruzioni fantasiose basate su improbabili racconti di personaggi che si celano dietro l’anonimato: in questo modo la calunnia diventa notizia, e la realtà un dettaglio trascurabile”.

”Il tribunale – aggiunge Alfano – accerterà la grave diffamazione, e il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti la violazione delle regole deontologiche”.

La controreplica del Giornale: “Domani le carte” La direzione del Giornale – in una nota di replica al portavoce di Gianfranco Fini – conferma il contenuto dell’articolo pubblicato oggi (”Fini e signora comprarono i mobili della casa di Montecarlo”). E annuncia che ”sull’edizione di domani pubblichera’ fatture, contratti e nome e cognome dei testimoni”.

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Emiliano Condò