ROMA – Prima i sospetti sui franchi tiratori, poi la polemica sulle amministrative: il giallo sullo scrutinio segreto che sul processo breve ha regalato sei voti in più alla maggioranza, mobilita ancora il Palazzo e, soprattutto, manda in fibrillazione Futuro e Libertà. Gli interrogativi sull’identità dei deputati che hanno ‘tradito’ le indicazioni del gruppo parlamentare di riferimento alimentano però sospetti incrociati. E non solo tra i partiti che sono all’opposizione. Se i primi indizi cadono su Fli, subito dopo ad essere chiamato in causa è anche il Pd.
A seguire, il partito dei cosiddetti ‘affezionati’ alla scranno in Parlamento. Passando, però, anche attraverso velenose accuse incrociate tra Pdl e Lega. In cima alla classifica degli indiziati franchi tiratori ci sono quei deputati moderati di Futuro e Libertà che, notoriamente, sono in disaccordo con la nuova linea assunta dal partito dopo l’uscita dal Pdl. Parlamentari che si ritrovano intorno ad Adolfo Urso e Andrea Ronchi e che, proprio mercoledì, si erano riuniti tra di loro per decidere la linea da seguire in vista delle amministrative.
Linea che, tuttavia,è quella di non fare polemiche proprio per evitare che la responsabilità di un eventuale fallimento di Fli al voto possa essere in qualche modo addossata a loro. ”Tutti quelli che mi conoscono sanno bene che agisco alla luce del sole, con coerenza e trasparenza” dice, irritato dal rincorrersi dei sospetti, Adolfo Urso: che ricorda di aver chiaramente e a più riprese spiegato di ritenere il processo breve ”una legge sbagliata”. Intanto dopo le rassicurazioni del finiano Alessandro Ruben anche il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, giudica ”impossibile” che i franchi tiratori si siano potuti nascondere tra le fila dei futuristi.
”Chi dissente lo fa fin troppo apertamente”, dice Bocchino. Ma è indubbio che le fibrillazioni nel partito proprio in vista delle amministrative alimentino i dubbi. E sempre Bocchino ha annunciato che a Milano e Napoli difficilmente potrà crearsi una convergenza con il Pdl. Si scatena il finimondo. ”Follia politica” replica Potito Salatto, membro dell’assemblea nazionale di Fli che stigmatizza il ”viscerale antiberlusconismo dei fedelissimi di Bocchino”. E avverte: ”Se poi qualcuno spera in una irreparabile rottura interna con la segreta speranza di fuoriuscite, si sbaglia di grosso”.
Anche ‘Fareitalia’, l’associazione vicina a Urso, si interroga sull’utilità dell’annuncio di Bocchino: ”E se la sinistra vincesse a Milano, Napoli, Bologna e Torino, che fine farebbe il Nuovo Polo?”. Parla di ”suicidio politico” del Terzo Polo a Napoli anche l’europarlamentare Enzo Rivellini mentre Adolfo Urso taglia corto: ”per i ballottaggi si deciderà dai programmi. Fli non è nato per distruggere Berlusconi, ma per andare oltre Berlusconi. Il fine non può giustificare ogni mezzo”.
Alla fine dei conti, però, scoppiata la grana amministrative, sono gli stessi avversari a ‘scagionare’ i deputati di Fli dall’ essersi nascosti ieri dietro il voto segreto sulla prescrizione breve. ”Presto in maggioranza ci saranno sei nuovi deputati. Aderiranno ai ‘responsabili’ e provengono dalle fila dell’opposizione”, annuncia il capogruppo dei Responsabili alla Camera Luciano Sardelli che subito precisa: ”Solo uno dei sei appartiene a Fli”. Intanto, però, annunciano di lasciare il Terzo Polo per federarsi con il Pdl i liberal democratici Daniela Melchiorre e Italo Tanoni.
Dal Pd, invece, Giuseppe Fioroni reagisce indignato: ”non perdano tempo, sulle porcate non esistono franchi tiratori”. E attacca: ” Basta andare a vedere l’andamento delle votazioni palesi per capire in quali parti dell’opposizione ci sono problemi e poi loro sanno chi sono perché li hanno già contattati”. Insinuazioni non mancano però anche nella maggioranza: proprio sull’andamento delle votazioni si scambiano veleni Pdl e Lega.
