La deputata Souad Sbai lascia i finiani di Futuro e Libertà per tornare nel Pdl e scoppia la polemica. ”Oggi ritorno con il Pdl per continuare il lavoro iniziato – ha detto la deputata parlando a fianco di Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto – Non c’è niente dietro e niente contro il presidente Fini, spero che rispetti la mia decisione”. Quindi arriva la stoccata: ”In Fli c’e’ malessere e anche altri la pensano cosi’, ma non faccio nomi, io parlo per me”.
La Sbai, quindi, parla di ”una decisione molto sofferta cosi’ come fu la prima . Oggi non ci sono piu’ le condizioni per andare avanti: il nostro Paese non ha bisogno di un continuo litigio”. La deputata, quindi, respinge le accuse di essere tornata nel Pdl per interesse personale: ”Io ho aderito a Fli per lealtà perché facevo parte della quota di An – afferma – e per lealtà verso gli elettori torno nel Pdl. Non sono una che si vende, non voglio posti e non ho chiesto nulla a nessuno. Ho chiamato Bondi e Cicchitto e mi hanno accettata ma sarei andata anche al gruppo misto”.
Nello stesso giorno dell’addio della Sbai i finiani incassano però l’arrivo di Giampiero Catone. E poco dopo, al finiano Fabio Granata viene attribuito un giudizio caustico “Catone è meglio della Sbai” che accende la polemica. Granata smentisce le dichiarazioni: ”Non conosco Catone e non sapevo che la Sbai avesse lasciato il gruppo quindi era impossibile esprimere un giudizio che per mio costume, in ogni caso, non sarebbe mai scivolato sul personale”.
Le dichiarazioni smentite da Granata avevano determinato la reazione dei colleghi finiani Roberto Menia, Silvano Moffa, Andrea Ronchi e Pasquale Viespoli che in una nota lo avevano criticato: ”Tra Catone e Souad Sbai il peggiore e’ Granata – era scritto – Non si può commentare diversamente il giudizio sprezzante rivolto contro una collega che merita comunque stima e rispetto. Piuttosto – si legge nella nota – l’abbandono dell’onorevole Sbai dovrebbe far riflettere sulla necessità di recuperare equilibrio, stile e responsabilità senza farsi trascinare dal protagonismo mediatico ad ogni costo. Né ci pare accettabile ridurre a mero calcolo ragionieristico tra entrate e uscite, una questione che è politica e umana al tempo stesso”.