ROMA – Quello che rimande di Futuro e Libertà fa quadrato intorno al leader Gianfranco Fini e punta l’indice contro nuove possibili defezioni e contro i transfughi che hanno già ceduto alle lusinghe del premier Silvio Berlusconi.
”Solo in Italia i topi scappano sulla nave che affonda: si vede che è ancora carica di formaggio….”, attacca il finiano Fabio Granata con il collega, Aldo Di Biagio, che liquida come ”rami secchi” i traditori del progetto che punta a costruire un nuovo centro-destra, ”quello che scuote gli animi dell’elettorato in maniera trascinante”.
A scuotere gli animi, intanto, e’ anche il caso ‘Secolo”, lo storico quotidiano della destra italiana, ora voce di Fli. La componente ex-An nel Pdl ha infatti nominato un Comitato di garanti per sostituire l’amministratore Enzo Raisi. Un ”blitz” che ora mette in pericolo la stessa carica del direttore, la deputata finiana Flavia Perina.
Le ultime tre defezioni alla Camera, intanto, se anche non modificano di una virgola il progetto del leader futurista rischiano di essere un problema nel puzzle degli equilibri di pesi e contrappesi raggiunti fino ad ora a Montecitorio. Dove il gioco dei ‘resti’ dovrebbe far venire meno la presenza di tre deputati Fli in Commissioni chiave, come Giustizia, Bilancio e Affari Costituzionali. Senza contare il contraccolpo che potrebbe essere innescato dal possibile addio a Futuro e Libertà da parte di figure di spicco come quelle di Adolfo Urso, Andrea Ronchi e anche di Pasquale Viespoli. I quali dovrebbero sciogliere le loro riserve ad ore, mentre il tam tam del Palazzo vocifera delle opportunità di rientro nel governo offerte da un’imminente rimpasto nell’esecutivo. Speculazioni che vedrebbero un rientro ai loro posti per Urso e Ronchi, sempre che la poltrona alle politiche comunitarie non dovesse essere assegnata, come si dice nei corridoi, al sottosegretario e portavoce del premier, Paolo Bonaiuti.
Viespoli, invece, riunisce domani il gruppo dei senatori Fli che, dopo gli abbandoni di Menardi e Pontone, sono in pausa di riflessione: tra questi, il titubante Maurizio Saia. Di fronte a queste possibilità il leader di Fli, Gianfranco Fini tira dritto e, per ribadire la priorità del progetto politico, scende di nuovo in campo Italo Bocchino che rassicura: ”Noi offriamo un progetto alternativo che, nel post berlusconismo, incontrerà inevitabilmente i favori dell’elettorato”.
Per il braccio destro di Fini, tra l’altro, questo governo è agli sgoccioli: possono essere due settimane o due anni, ”conta poco” perché siamo ”all’accanimento terapeutico”. Insomma ”un’epoca si chiude, attendiamo solo che vengano mandati in onda i titoli di coda”, dice.
Parla invece di un vero e proprio ‘flop’ del progetto finiano, il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa: ”A Fini gliel’ho detto che quella era una scelta sbagliata, un errore per la destra, per il PdL e per lui stesso” dice il ministro della Difesa, ex An. Che parla però anche di un suo errore, quello di aver presentato a Fini e poi a Berlusconi Luca Barbareschi. Il quale, per spiegare le ragioni della sua defezione da Fli, azzarda: ”Quando non ho più contribuito alla strategia s’e’ visto il risultato. Fli veleggiava intorno al 9%, ora e’ all’1%”. Tra i tanti transfughi da Fli, infine, c’e’ pero’ anche chi rema controcorrente: e’ Tomaso Staiti di Cudia, ex missino, che aderisce a Fli e difende il Secolo dal ”bavaglio” causato dal ”dissenso all’arbitrio di Silvio Berlusconi”.