ROMA- Ad aver capito l'aria (brutta) che tira e a tentare una risposta sono in due: Gianfranco Fini e Antonio Di Pietro. Il tema e' quello che, con un po' di understatement, va sotto il nome ufficiale di ''tagli ai costi della politica''. Tra la gente e sulla rete, si chiama invece ''lotta alla casta''. E' l'onda lunga del libro di Stella e Rizzo ma anche delle arringhe di Beppe Grillo, che oggi hanno trovato un nuovo interprete in un ex precario della Camera che, licenziato dopo 15 anni, ha deciso di vendicarsi con una pagina facebook dove rivela tutti ''i segreti della casta di Montecitorio'', raccogliendo ben oltre 100 mila fan.
Il presidente della Camera puo' ben dire di aver fiutato i sentimenti degli italiani. Oggi, su 'Il Fatto Quotidiano' appare infatti una sua lettera che spinge sull'acceleratore. Il Parlamento, scrive, deve fare ''tutto quanto e' in suo potere per convincere gli italiani che le Camere non sono il luogo dove una casta privilegiata si chiude a difesa dei suoi interessi''. Entro luglio, assicura, le proposte di abbattimento costi e per la trasparenza passeranno per il collegio dei questori e messe ai voti. Il problema, e Fini non lo nasconde, e' che non e' detto che vi sia la volonta' politica di fare tagli veri: ''Le possibilita' di farlo ci sono. C'e' materiale per tagli significativi. Va verificato se c'e' la volonta' di farlo''.
La volonta' politica, appunto. Le reazioni a Fini e all'Assange italiano non sono di quelle che apparentemente fan ben sperare. I commenti sono, a volte, intrisi di una certa insofferenza per gli attacchi al Palazzo e ai suoi privilegi. Oppure si risponde parlando d'altro. ''E' apprezzabile – dice Francesco Storace – che Fini vesta improvvisamente i panni dell'anticasta. Peccato pero' che sia in fuga di fronte al giudice civile (dove ci ha indirizzato il magistrato penale) per la casa di Montecarlo''. Il ministro Rotondi sottolinea invece che ''i benefit della Camera sono noti da tempo'' e che semmai il problema e' assumerne i precari.
Qualche apertura in piu' arriva dal Pd con Luigi Zanda: contro i privilegi, afferma, bisogna cambiare la legge elettorale che porta in Parlamento dei ''nominati'' e poi ''per abbattere in modo radicale i costi del Parlamento dobbiamo dimezzare il numero dei parlamentari e intervenire su indennita' e pensioni'', portando gli stipendi su parametri europei.
Tempi non proprio brevissimi. Il Parlamento, e' pero' la promessa di Fini, si muovera' rapidamente. Martedi' si riuniranno i questori di Camera e Senato e la settimana successiva andra' in aula a Montecitorio il bilancio interno. La riunione annunciata dal deputato-questore del Pdl Francesco Colucci non sembra pero' volersi spingere oltre i confini fissati dalla manovra. E certi accenti possono essere interpretati polemicamente nei confronti proprio della presa di posizione di Fini: la questione dei tagli ai costi della politica va affrontata con ''serieta' e severita'', ma ''senza ricorrere a facili, quanti inefficaci, forme di protagonismo''.
A dare una decisa spinta e' pero' Antonio Di Pietro, che per questo si attira gli strali di due moderati del Pd, Merlo e Farinone. ''Se la casta continuera' a difendere i suoi privilegi ci sara' una ribellione sociale di enormi proporzioni. Per questo io propongo di scendere in piazza alla fine di settembre per una manifestazione unitaria di dimensioni mai viste e con una mobilitazione senza precedenti''. ''Parliamone, discutiamo e organizziamoci: sara' l'inizio di una nuova stagione, finalmente, nell'interesse dell'Italia e non di pochi privilegiati'', conclude chiamando all'appello il resto dell'opposizione, ma anche il popolo della rete.
