Fondazione dice “no” a Veltroni capo di “Democratica”, slitta lancio

Walter Veltroni

Era tutto fatto. Trovato il nome («Democratica»), pre-confezionato l’organigramma (Walter Veltroni presidente, Salvatore Vassallo direttore). E invece la maggioranza dei soci della “Fondazione scuola di politica”, da cui nascerà la nuova fondazione veltroniana, si è ribellata. Personalità come Pietro Ichino e Claudia Mancina, Tiziano Treu e Michele Salvati hanno messo a verbale il loro dissenso. Della serie, «se l’obiettivo è creare l’Italianieuropei veltroniana noi non ci stiamo». Il dramma è andato in scena martedì scorso, 30 marzo,in una riunione agitata e aggiornata a maggio.

Quasi tutti i membri del consiglio di amministrazione o supporter autorevoli della “Fondazione Scuola di politica” si sono visti martedì sera, in una sede al centro di Roma, per ascoltare le proposte del deputato veltroniano e direttore di “Scuola di politica” Salvatore Vassallo, apripista dello sbarco di Veltroni alla guida della nuova sigla culturale. «Creo una scuola perché una generazione rischia di considerare la politica come un mestiere. Ma la politica non è un mestiere – aveva detto qualche settimana fa Veltroni -. È una vocazione. Se non è così, è una schifezza in cui tutto diventa possibile».

Le intenzioni era buone, ma non hanno convinto la platea. «L’idea originaria era di fare una scuola a disposizione del Pd. Se adesso si trasforma in uno strumento a disposizione di Veltroni, cambia tutto e io non ci starò dentro», ha spiegato il senatore Treu, appoggiato da  Ichino.

Anche i grandi assenti alla riunione hanno espresso il loro dissenso. La senatrice Soliani ha detto chiaramente che «la fondazione non si deve legare a nessuno dei capicorrente democratici e alle loro vicende personali. Non può essere un’arma in mano a qualcuno dei vecchi leader», e il senatore e demografo Livi Bacci spiega: «La scuola serve a rafforzare tutto il Pd. Se cambia la sua natura e diventa un organo di corrente non mi sta più bene e non mi avrà tra i suoi sostenitori». Quello che non si vuole replicare  è l’esperienza di Red, costola di Italianieuropei, usata dai dalemiani per contestare la leadership veltroniana.

Vassallo ha, invece, spiegato quali buoni motivi dovrebbero aprire le porte a Veltroni. Fra gli altri, la possibilità di avere maggiori risorse economiche con finanziatori più sensibili grazie al richiamo del nuovo presidente, Veltroni appunto. Le casse di “Scuola di politica” sono infatti al “verde”, ma per i rivoltosi il problema è politico, non di soldi.

Intanto si attende la risposta di Veltroni che chiarirà la sua posizione senza lasciare equivoci, si spera.

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