ROMA – Un interrogatorio fiume, durato circa sette ore, quello di Franco Fiorito, l’ex capogruppo Pdl della Regione Lazio indagato per peculato nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei fondi regionali. “Nessuna irregolarità, ma una gestione lecita dei fondi a me assegnati. Io non ho rubato nulla, ma se ho sbagliato pagherò”. E’ quanto ribadito da Fiorito agli inquirenti.
Chiuso in un ufficio della Guardia di Finanza dalle 15 di mercoledì pomeriggio, Fiorito ha raccontato la sua verità al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al sostituto Alberto Pioletti. Al Batman di Anagni è stato chiesto innanzitutto di fare chiarezza sul suo patrimonio: case, una villa a pochi passi dal Circeo, e poi appartamenti di proprietà a Roma e Anagni, oltre a terreni in Ciociaria la cui proprietà è riconducibile al consigliere regionale e conti correnti di cui alcuni all’estero. Quello che è da capire è se tutto ciò sia frutto o meno di illeciti. Per gli inquirenti, comunque, l’acquisto della villa al Circeo non sarebbe avvenuto con un trasferimento cash di 800mila euro ma per quell’immobile l’ex sindaco starebbe pagando anche un mutuo.
”Quei soldi – ha detto al procuratore e al sostituto – mi spettavano di diritto in quanto capogruppo del partito. Ma ho sempre fatturato tutto”. Tra queste operazioni lecite – ha aggiunto l’esponente del Pdl – anche i bonifici effettuati presso conti bancari aperti all’estero. Fiorito, difeso dall’avvocato Carlo Taormina, ha quindi accusato i suoi colleghi di partito parlando di gestione dei fondi regionali illeciti. Una sorta di ”modus operandi” all’interno del partito al quale facevano riferimento molti consiglieri regionali del Pdl. In particolare, Fiorito ha fatto riferimento all’utilizzazione di fatture e ricevute da parte dei suoi colleghi che non venivano sottoposte a controlli.
Si lavora, quindi, anche sui 7 conti aperti in Italia e gli altri 5 in Spagna, per i quali la Procura è pronta a chiedere rogatoria. ”Abbiamo prodotto almeno due casse di documenti ed ora è giusto che gli investigatori facciano i loro riscontri”, ha detto l’avvocato Taormina. “Personalmente – ha aggiunto – ho eccepito la qualificazione giuridica del reato. Secondo me il peculato non sussiste perche’ i gruppi e i partiti sono soggetti privati, quindi si dovrebbe eventualmente discutere di appropriazione indebita”.
Fiorito, secondo quanto circolato in ambienti giudiziari, rimane per il momento l’unico indagato nell’inchiesta sulla gestione dei fondi regionali assegnati al Pdl.