Si sono tenuti nella mattinata di giovedì 20 maggio a Roma i funerali solenni di Massimiliano Ramadù e Luigi Pascazio, i due alpini uccisi in Afghanistan lunedì scorso.
Alla Basilica di Santa Maria degli Angeli sono presenti le più alte cariche dello Stato oltre a diverse centinaia di persone ed il caporal maggiore Gianfranco Scirè, rimasto ferito nello stesso attacco. Scirè, nonostante sia ricoverato all’ospedale militare del Celio per una frattura alla tibia che lo obbiga per il momento ad utilizzare una sedia a rotelle, non è voluto mancare alle esequie dei suoi colleghi.
“Chi ama non può non morire, come chi si dona non può farlo a metà. Luigi e Massimiliano hanno vissuto per gli altri e sono morti per gli altri: sono morti come hanno vissuto, offrendo la loro giovane vita per gli altri”: queste le parole di monsignor Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia. “Per i nostri giovani militari le missioni di pace sono una questione d’amore per dare dignità e democrazia a chi piange e soffre nelle terre più dimenticate” ha aggiunto il religioso.
Quando Luigi e Massimiliano, ha detto ancora l’ordinario militare, “hanno scelto la professione militare volendo partecipare in modo attivo e creativo alla pace, hanno scelto di donare tutto loro stessi per gli altri. Sapevano bene che la vera disgrazia sarebbe stata morire per niente e per nessuno, ed è stata proprio la loro morte a rendere più evidente il vivere per gli altri”. “Per i nostri giovani militari – ha sottolineato monsignor Pelvi – le missioni di pace sono una questione d’amore, per dare dignità e democrazia a chi piange, soffre nelle terre più dimenticate. Ricordiamo che il servizio reso dai nostri figli e da militari di altre nazioni resta un evento scritto per sempre nella storia della pace, un patrimonio che deve irrobustire la coscienza nazionale unitaria degli italiani”.
Prima dell’inizio della cerimonia c’è stato un breve colloquio tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Poco dopo si sono aggiunti alla conversazione anche il presidente del Senato, Renato Schifani, e il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta. Presente alle esequie anche Umberto Bossi che, alla fine del rito, è tornaro a sostenere l’importanza della missione italiana in Afghanistan: “Purtroppo è necessaria e da confermare. Il terrorismo se non lo sblocchi dove nasce, si espande”.
