ROMA – Occorre ”pretendere una specifica centralità per la cultura”, che significa ”poter chiudere per sempre il capitolo della sfiducia, della depressione o della rabbia sterile che ora avvilisce ingiustamente chi è entrato nella pubblica amministrazione pensando di esercitare al meglio la propria professionalità”. Lo scrive il neoministro dei Beni culturali Giancarlo Galan in un intervento sul Sole 24 ore, in cui riconosce la necessità di maggiori risorse finanziarie e di personale.
”Il territorio dei beni e della attività culturali è attraversato da sfiducia, caduta delle illusioni, mancanza di certezze nella possibilità stessa di raggiungere gli obiettivi già programmati nel corso di tempi umanamente accettabili”, afferma Galan.
Per questo ”prima ancora della riconquista dei soldi avverto la priorità di assicurare una posizione centrale alla cultura rispetto ad un contesto politico e sociale che viene, da troppi anni, considerato detestabile da chi realmente fa cultura, chiede cultura, trasmette cultura oppure frequenta l’emporio delle più avanzate creatività in ogni campo”.
Galan parla di ”enorme abbassamento del livello di minima sopravvivenza concesso dalla presente condizione del nostro Paese al sistema culturale, che ormai da tempo si mostra per davvero sconquassato sia dentro che fuori la pubblica amministrazione. Dico questo – spiega – non per mettere le mani avanti, ma perché convinto del fatto che se si vuole uscire dalla sindrome ‘ultimi giorni di Pompei’, di cui indubbiamente soffre l’Italia della cultura, dell’arte, del paesaggio, è indispensabile tenere alto l’urlo della sirena, come è giusto che sia in prossimità di un grave pericolo”.
