GENOVA – Il sindaco di Genova Marta Vincenzi invita a “contestualizzare” la strage delle foibe e, a pochi giorni dalla ricorrenza del “giorno della memoria” (il 10 febbraio) scoppia la polemica con il presidente della Provincia di Savona, Angelo Vaccarezza.
“Le foibe – ha detto il 7 febbraio Marta Vincenzi – vanno ricordate nel contesto delle guerra, dopo gli anni di vero e proprio razzismo etnico portato avanti dal fascismo”. Secondo il sindaco, quindi, “il silenzio sulle foibe non è stato dovuto alla scelta di una parte sola, ma esito della realpolitik post dopoguerra. Non dobbiamo accogliere un ottica intimidatoria ma dobbiamo sottrarre la memoria al manicheismo, uscendo dallo schema amico-nemico che ha caratterizzato il secolo breve”. “Una causa è tanto più giusta quando riconosce che l’errore può arrivare anche dalle proprie file – la conclusione di Vincenzi -, il Comune di Genova non dimentica e si inchina alle vittime delle foibe e ai loro familiari”.
Discorso, questo, non apprezzato da Vaccarezza che in sostanza accusa il sindaco di pregiudizio ideologico: “Occorre attendere l’avvento del 2004 per avere l’istituzione da parte dello Stato italiano di una legge che ci consentirà di non avere più paura di ricordare. Una paura, ahimè, che, come si evince dalle parole del sindaco di Genova Marta Vincenzi ancora oggi soggioga e condiziona la storia ad un pregiudizio politico ed ideologico che si rifiuta di vedere la realtà”.
Vaccarezza, quindi, ha ricordato come quella di Savona sia stata tra le prime province a proporre l’intitolazione, quindici anni fa, di una piazza alle vittime delle Foibe. “Viviamo in una nazione – conclude Vaccarezza nella nota in cui replica a Vincenzi– dove solo recentemente ci siamo riappropriati del concetto di memoria come dovere sociale. Ricordare non per restare ostaggio del passato, come spesso sono solito ascoltare e leggere, ma per affermare con vigore e diritto di verità storica la tragedia subita dai nostri fratelli, dai loro discendenti e dalla nostra Patria. Ricordare per celebrare il sacrificio di coloro che non vollero rinnegare il loro essere italiani, non vollero piegarsi alla violenza comunista dei Titini portatrice di odio e devastazione”.
