Cesare Geronzi sarebbe pronto al grande salto, quello dalla poltrona di Mediobanca allo scranno principe delle Generali. Lo scrive oggi Repubblica.
Nel capitalismo italiano c’è una “bomba” innescata. Se esplodesse rivoluzionerebbe in modo profondo, anche se gattopardesco, la fisionomia del potere economico del Paese.
La nomina di Geronzi avrebbe la soddisfazione dei “soliti noti” del Salotto Buono, che possono continuare a dormire sonni tranquilli al riparo dei patti di sindacato e a dispetto dei conflitti di interesse. E la benedizione di Silvio Berlusconi, che può contare su un riassetto dell’establishment per lui tutt’altro che sfavorevole.
Se n’era parlato più volte, dopo l’estate. Poi l’ipotesi era stata accantonata. Ora è invece tornata d’attualità , nei palazzi che contano a Roma e a Milano. Anche se, con ogni probabilità , i diretti interessati la smentiranno. Il momento è propizio. L’opinione pubblica è distratta.
Da una parte le faide sulle regionali e lo scontro sulla giustizia. Dall’altra la vicenda Telecom, che adesso il governo di centrodestra sta per vendere sottobanco a Telefonica, dopo aver costruito nel 2008 una campagna elettorale populista e sciovinista per salvare l’Alitalia “tricolore”.
Se veramente a Geronzi riuscisse la mossa tanto desiderata, il banchiere di Marino sarebbe finalmente all’apice di quel cursus honorum che ne farà il rappresentante della finanza più importante di questo secolo, il vero erede di quell’Enrico Cuccia che fece di Mediobanca la banca di sistema e la camera di compensazione del capitalismo italiano.