“Mi disse del gioco del trenino ad Arcore e dei 15 mila euro di B. “, parla il poliziotto che fermò Ruby

Ruby

ROMA – E’ il 27 maggio 2010, ore 19: un poliziotto ferma Ruby, denunciata per furto di 3 mila euro dalla sua ex coinquilina. Si chiama Ermes Cafaro, è il capo equipaggio della Volante Monforte-Vittoria di Milano. E’ lui che parla con lei, Karima El Mahroug, allora minorenne.

«Ruby mi disse che il presidente “ci aveva provato” con lei», che «le aveva rivolto delle avances di tipo intimo», che «le aveva dato 15 mila euro», che ad Arcore c’erano feste «con donne che si spogliavano», riferisce il Corriere della Sera citando quanto messo a verbale dall’agente.

Ecco quanto dice ancora Cafaro il 6 dicembre al pubblico ministero Antonio Sangermano il 27 maggio 2010:«La ragazza disse che quella sera ad Arcore vi erano numerose donne e che alcune si erano spogliate», ma non si ricorda se «bunga bunga» fu espressione usata da lei allora o letta poi da lui sui giornali: «Quel che è certo è che mi parlò di una festa con donne che si spogliavano e di un “gioco del trenino” che definì in qualche maniera che non ricordo». La cosa «le aveva dato fastidio» e «non aveva inteso partecipare a questo gioco».

Sembra che da subito sapesse che Ruby non era egiziana e nemmeno della famiglia del presidente: «Io nipote di Mubarak, chi vuoi che ci creda?»  «in commissariato mentre sbrigavo le pratiche Karima mi disse che avrebbe voluto fare il carabiniere. Io ironicamente risposi che ritenevo improbabile che una cittadina marocchina senza documenti potesse accedere ai ranghi dell’Arma. Fu proprio in quel momento che la minore mi rispose che lei era una lontana parente di Mubarak e che Silvio la stava aiutando per farle ottenere i documenti. Ripetè più volte il nome “Silvio” senza che io nell’immediato ricollegassi quel nome al presidente del Consiglio».

Cafaro spiega che in corso Buenos Aires chiese alla ragazza le generalità, «rispose di chiamarsi El Mahroug Karima, nata in Marocco il primo novembre 1992 (data vera, ndr), danzatrice del ventre in un qualche locale milanese, e domicilio in una abitazione in via Villoresi», quella della prostituta brasiliana Michelle che aveva chiamato il premier sul suo cellulare . La banca dati della polizia «mi comunicò che a carico di Karima risultava una segnalazione per allontanamento da una comunità di accoglienza in Sicilia», e «che risultava anche una precedente denuncia per furto a carico della minore».

E ancora: «Ricordo perfettamente che la minore precisò che era stata accompagnata o quanto meno presentata da Lele Mora presso la residenza di Arcore», una sera in cui «c’era una festa ed era naturalmente presente Berlusconi e altre ragazze e anche persone di sesso maschile, di cui non ricordo se mi specificò i nomi. Ruby mi disse che non si era tanto divertita o comunque si era trovata a disagio, tanto che il presidente se ne accorse e le si avvicinò, chiedendole se preferiva andare via. Sempre Ruby, che era un fiume in piena, continuò a raccontare che Berlusconi, avvedutosi del disagio della ragazza, l’aveva fatta accompagnare dalla sua scorta a casa. A dire della Ruby, proprio il capo scorta le aveva consegnato una busta che lo stesso disse provenire dal presidente Berlusconi in persona. La minore raccontò che all’interno di quella busta erano contenuti 15 mila euro in contanti».

Al poliziotto Ruby dice subito «che il presidente non sapeva che lei fosse minorenne ed era rimasto favorevolmente impressionato dal rifiuto che lei aveva opposto alle sue “avances”, tanto che questo atteggiamento riottoso della ragazza aveva fatto nascere un’amicizia proseguita e tuttora in atto», e «tanto che Berlusconi la fece accompagnare dalla scorta e consegnare una busta con 15 mila euro dal suo capo scorta».

Poi l’agente parla di quando il pm minorile Annamaria Fiorillo «dispose il collocamento presso una comunità di accoglienza, dopo che Ruby fosse stata fotosegnalata». Se ciò non è possibile, «la prassi è trattenere il minore in Questura»: e infatti nel caso specifico «la dottoressa Fiorillo parlò della comunità La Zattera e, ove non fosse stata rinvenuta la disponibilità», come è prassi «mi autorizzò a trattenere in Questura la minore sino alla mattina successiva, quando è più facile reperire una comunità disponibile». Poi tutto andò diversamente:  «Eravamo impressionati dalle pressioni in ufficio».

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luiss_smorgana