ROMA – Giovanna Melandri, che ha lasciato la poltrona di parlamentare per andare a dirigere il museo Maxxi di Roma, per sdoganarsi dalle polemiche nate attorno al suo stipendio, all’epoca della nomina, disse che avrebbe lavorato “totalmente gratuitamente“. Il doppio avverbio, che fa sorridere Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, era però una promessa a tempo: Melandri annunciò che avrebbe concesso gratuitamente un anno del suo prezioso tempo. E ora torna a reclamare quello che le spetta, tanto che mercoledì ha convocato il Cda. Ordine del giorno: “Compenso del presidente“.
Melandri, ex deputata Pd, esattamente un anno fa fu bersaglio di numerose polemiche dal momento che la sua nomina giungeva proprio allo scadere delle 5 legislature in Parlamento, limite fissato dal suo partito per agevolare il turn over.
Francesco Giro accusò la collega di essersi fatta «riciclare dopo la mancata ricandidatura per la regola vigente Pd di non presentare chi abbia superato il limite dei 15 anni in Parlamento». Maurizio Gasparri parlò di «selvaggia lottizzazione». Fabrizio Cicchitto disse che la nomina era «incredibile». Stefano de Lillo sbottò: «Ora aspettiamoci Massimo D’Alema per il Teatro alla Scala».
Gian Antonio Stella ricostruisce tutta la vicenda:
«Lo prenderò da settembre-ottobre», ha spiegato a Panorama, «nell’ottobre 2012, quando ho accettato l’incarico, sapevo che il Maxxi era una fondazione e che in base alla legge Tremonti avrei prestato la mia opera gratuitamente. Legge sbagliatissima, me lo si lasci dire, perché la cultura ha bisogno di grandi manager, e questi vanno pagati. Sapevo anche che era in corso una procedura, avviata dai precedenti amministratori e conclusa ad aprile, per il riconoscimento del Maxxi come ente di ricerca. Ho detto all’allora ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi: “Comunque vada, per un anno regalo il mio tempo prezioso”. Ho sbagliato: dovevo dire che non appena avrei potuto prendere uno stipendio me lo sarei preso, eccome. Scherzo, ovviamente. Ma sarà uno stipendio sobrio, pari a quello di altri dirigenti».
Di qui l’ultimo ordine del giorno,
Congratulazioni. Sarebbe bello, ora, se la post-deputata e neo-manager dedicasse un po’ del suo tempo prezioso alla lettera pubblica di un gruppetto di ricercatori che chiede i motivi, se il Maxxi è «un ente di ricerca», della sorpresa di fine giugno: «la Biblioteca chiusa, l’accesso agli archivi bloccato e nessuna assicurazione sui tempi e sulle modalità della riapertura. Per l’accesso alla biblioteca abbiamo pagato una tessera annuale e proprio nel periodo degli esami e di preparazione delle tesi di laurea e di dottorato il servizio pubblico è sospeso. Se un Museo pubblico, che vive con soldi dello Stato, è un ente di ricerca perché sospende proprio queste attività? Che ente di ricerca è?».