”Mi pare che la strada principale sia spianata. Occorre ora lavorare sui viali collaterali”. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, contattato telefonicamente dall’Ansa, ritiene ”non male” il primo giudizio dato dal presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiono (Fli), sui contenuti delle bozze di riforma costituzionale della giustizia. ”L’impianto della riforma è condiviso perchè l’impianto è carriere separate di giudici e pm e due Csm”.
Quanto ai tre “no” dati dalla Bongiorno alla riforma (sulla maggioranza laica del Csm, sui nuovi poteri al ministro della Giustizia e su una nuova collocazione della Polizia giudiziaria), Alfano ribatte: ”Sulla maggioranza laica del Csm voglio ribadire e precisare che noi non intendiamo prevedere un sistema in cui i laici siano in maggior numero rispetto ai togati”. Ed infatti, l’ipotesi allo studio sarebbe quella di una composizione a metà, tra laici e ‘togati’.
Quanto alla polizia giudiziaria – aggiunge – ”nessuno intende sottrarla alla disponibilità dell’autorità giudiziaria, così come previsto dall’attuale articolo 109 della Costituzione. Si è sempre riflettuto – fa notare Alfano – sulla diversa articolazione del rapporto tra pm e polizia giudiziaria, come dimostra il fatto che insieme (all’attuale gruppo di Fli) abbiamo presentato il ddl sul processo penale che tale articolazione prevede, così come è avvenuto in Italia dal 1948 al 1989”, vale a dire prima della riforma Vassalli.
Infine, sui maggiori poteri del ministro della Giustizia, Alfano ritiene che questi ”nascono da un’esigenza di maggiore funzionalità, ma non invadono il sacro recinto della giurisdizione ed investono le questioni di efficienza previste dall’art 110 della Costitituzione. In ogni caso – conclude – non si tratta di materia teologica”.