
ROMA – La riforma della Giustizia di Matteo Renzi è impantanata su 1. intercettazioni; 2 responsabilità civile dei giudici; 3. reati finanziari. Solo la riforma del processo civile procede, sì non sembrano esserci in gioco particolari interessi di Berlusconi. Non è facilissimo capirlo, dalle notizie dei giornali, che un po’ tendono a edulcorare la realtà. Ma sul Messaggero di Roma Silvia Barocci dice apertamente che
“per quanto Matteo Renzi sottolinei con un tweet l’importanza delle norme sul civile (un decreto per dimezzare l’arretrato che frena l’economia e per introdurre negoziazioni assistite da avvocati anche per divorzi e separazioni; un ddl delega per rivedere il processo civile)”
su cui Matteo Renzi ha sparato testualmente:
“Dimezzare entro mille giorni l’arretrato del civile e garantire il processo civile in primo grado in un anno anziché tre come oggi”,
le spine ci sono e come negli altri testi che nel loro insieme costituiscono la mitica Riforma. La Riforma infatti non è una mega legge con in testa scritto “Riforma della Giustizia”, ma è un insiene di disegni di legge. Così articolata o disarticolata, la riforma è più facilmente gestibile e anche l’approvazione di un solo disegno di legge può sempre fare gridare al successo. Vediamo con Silvia Barocci i vari ddl: 1. Responsabilità civile dei magistrati: in 5 articoli
“conferma la responsabilità dello Stato che sarà però obbligato a rifarsi sul magistrato, entro tre anni e per la metà del suo stipendio, nei casi in cui «la violazione manifesta della legge e del diritto dell’Ue ovvero il travisamento del fatto o delle prove sono determinati da dolo o negligenza inescusabile»”.
2. Reati economici: in 34 articoli
“prevede: falso in bilancio con pene fino a 6 anni ma perseguibile d’ufficio solo se la società è quotata in borsa; pene fino a 8 anni per l’antiriciclaggio; obbligo di informare l’Autorità Anticorruzione in caso di inchieste su reati contro la Pa per i quali si ampliano i poteri di intercettazione.
3. Intercettazioni: all’art.25 dei 28 articoli del ddl con modifiche alla normativa penale, sostanziale e processuale e ordinamentale,
“si delega il governo a garantire «la riservatezza delle comunicazioni e conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione, attraverso prescrizioni che incidano anche sulle modalità di utilizzazione dei risultati delle captazioni, avendo speciale riguardo alla tutela della riservatezza delle persone occasionalmente coinvolte nel procedimento e delle comunicazioni non rilevanti ai fini di giustizia». In altre parole, dopo aver consultato i direttori dei giornali, il governo potrebbe vietare la trascrizione integrale degli ascolti nelle ordinanze cautelari o di perquisizione”.
Liana Milella aggiunge su Repubblica:
“Articolo 8: «É fatto divieto di trascrizione, anche sommaria, del contenuto delle conversazioni casualmente intercettate, salvo il potere del pm di disporre diversamente, al fine di verificare l’esistenza di notizie di reato». È l’intervento per tutelare le persone che finiscono in una registrazione, ma non sono indagate. Ma c’è anche una delega al governo per “prevedere disposizioni dirette a garantire la riservatezza delle comunicazioni oggetto di intercettazione attraverso prescrizioni che incidano anche sulle modalità di utilizzazione dei risultati delle captazione”. È l’annuncio della riforma Renzi-Orlando sulle intercettazioni, richiesta con forza da Ncd, che non si accontenta della delega, e che si risolverà nell’obbligo di usare le telefonate solo nel contenuto”.
4. Prescrizione:
“Si prevede che la prescrizione sia sospesa per due anni al momento della condanna in primo grado. L’appello dovrà essere fatto in quei tempi, e se in secondo grado la condanna fosse confermata ci sarebbe un ulteriore stop di un anno in vista della Cassazione. In caso di assoluzione in appello, però, l’iniziale bonus di due anni di sospensione viene a cadere. Contrari Ncd, penalisti e Forza Italia. Tuttavia, sulla ex Cirielli il governo non torna indietro, almeno per quanto riguarda il conteggio iniziale: il massimo della pena edittale aumentata di un quarto”.
5. Il ricorso in appello è un
“altro pomo della discordia. Non si potrà fare appello senza specificarne i motivi altrimenti il ricorso sarà inammissibile. La Corte d’appello dovrà rivedere solo quei punti. In caso di doppie condanne e assoluzioni non si potrà fare ricorso in Cassazione, ad eccezione della sola violazioni di legge”. 6. “Il ddl prevede anche un meccanismo di giustizia riparativa: l’estinzione del reato per chi, in caso di delitti minori contro il patrimonio o a querela di parte, paghi e ripari il danno prima del dibattimento. Si potrà patteggiare una pena per reati fino a 3 anni e, novità assoluta, l’imputato che confessa potrà di concordare una pena fino a 8 anni (con relativa sconto da un terzo alla metà). Non c’è appello. Solo ricorso in Cassazione per vizi di forma”.
Vittorio Nuti sul Sole 24 Ore la vede più facile, scrivendo che
“terminato l’ultimo round di incontri con maggioranza e opposizione convocato dal ministro Andrea Orlando sulle 12 linee guida per la riforma, […] il ministro ha registrato le «differenze di approccio» tra Pd e Ncd, già emerse nei giorni scorsi, sulle “priorità”, ma ha anche centrato l’obiettivo annunciando l’approdo in Cdm di «tutto il lavoro elaborato» sui 12 punti della riforma”.
Esegesi:
“Nella maggioranza le distanze sui singoli punti rimangono, ma si è rafforzata la «condivisione sull’impianto generale della riforma», che tocca molti nervi scoperti della nostra giustizia: dal contrasto alla criminalità economica al taglio dei tempi della giustizia civile e delle cause arretrate, passando da riforma del Csm, responsabilità civile dei magistrati e accelerazione del processo penale. In ogni caso il premier è in contatto continuo con il Guardasigilli per sminare la situazione. “Sul tavolo c’era in particolare la riforma della prescrizione, che punta a “congelare” fino a 3 anni i termini durante il processo d’appello e in Cassazione, che riprendono a decorrere se questo termine viene superato. Previsti anche l’introduzione di filtri per il processo d’appello (pm e difensori non potranno più ricorrere sempre e comunque) e una estensione del patteggiamento (possibile per reati fino a 3 anni, rispetto ai 2 attuali).
A fare la sintesi ci penserà, nelle prossime ore lo stesso Renzi, che dovrà tener conto delle posizioni espresse ieri dagli alleati.
Dalle parti del Pd si conferma invece la condivisione dell’impianto generale del “pacchetto Giustizia” e la «straordinaria convergenza» nella maggioranza «sul 90% delle questioni» (Donatella Ferranti), anche se non manca chi (Walter Verini) sottolinea le «opinioni diverse» rispetto all’Ncd su prescrizione e intercettazioni. Molto soddisfatta Scelta Civica, anche perché la linea sulla prescrizione ricalca una proposta di legge di Andrea Mazziotti, che rivendica anche l’idea di tagliare le ferie dei tribunali, al centro di un altro tweet serale del premier: «Oggi giustizia ferma dal 1° agosto al 15 settembre. Noi proponiamo il dimezzamento della chiusura estiva tribunali: solo 20 giorni».
Di tutt’alto avviso Forza Italia. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ha bocciato per «totale inadeguatezza» le proposte Orlando, giudicando «molto lontani» gli obiettivi di una drastica riduzione dei tempi dei processi. Sul fronte penale, «nessun passo in avanti» verso il giusto processo, ma «la sensazione netta di un ritorno al passato», confermata anche per custodia cautelare, intercettazioni, e responsabilità civile dei giudici”.