ROMA – ”I magistrati non sono in guerra con nessuno”: il presidente dell’Amn Luca Palamara, intervistato dal Sole 24 Ore, dice di non riconoscersi nel ”linguaggio” usato dal Guardasigilli Alfano, che parla di ”guerra” dei pm e della Consulta e di ”armistizio” offerto dal governo. ”In uno Stato di diritto la magistratura è un’istituzione neutrale che svolge compiti precisi: interpretare la legge, valutarne la conformita’ alla Costituzione, rivolgersi eventualmente alla Corte costituzionale”, afferma Palamara.
”Colpisce che questi compiti vengano strumentalizzati e che anche il ministro della Giustizia utilizzi gli argomenti del premier e di esponenti della maggioranza per attaccare la magistratura”. ”La costante opera di delegittimazione della magistratura punta a portarci su un terreno di scontro, a trasformarci in un partito politico in vista del voto amministrativo. Noi non intendiamo scendere su quel terreno”, sottolinea Palamara. ”Intendiamo invece denunciare nel merito e nel metodo l’offensiva del governo esplosa dopo il caso Ruby, cosi’ come intendiamo spiegare l’impatto negativo sui processi in corso di certe leggi, dettate da fatti contingenti ma che cancelleranno migliaia di processi, sacrificando le aspettative delle vittime dei reati”.
Per il presidente dell’Anm ”la riforma puo’ trasformare il giudice in un burocrate, che per evitare un’azione di risarcimento contro di lui potrebbe limitare la propria liberta’ di decisione. Il rischio – avverte – e’ creare un modello di giudice e di pm esposto alle contingenti maggioranze di governo, quindi non piu’ indipendente”.