In una fase da crisi il capo dello Stato può avere ”il ruolo di maieuta”: ”non è un registratore che si limita a raccogliere e riprodurre le parole di altri” ma ”fa venire fuori da altri quello che più serve al Paese, o almeno ha il dovere di provarci”. Lo dice Giuliano Amato in un’intervista al Sole 24 Ore, sottolineando che ”se i leader politici sono responsabili, puo accadere ciò che inizialmente sembrava escluso. Tuttavia se quel qualcosa non viene fuori, non può essere il capo dello Stato a imporlo”.
Per il momento, spiega, ”in Italia abbiamo un governo in carica”, ma se dopo il 14 dicembre dovesse aprirsi la crisi è al capo dello Stato che toccheranno le valutazioni. In occasioni come quella delle esternazioni di Verdini e non solo, prosegue Amato, ”si ha l’impressione che prima di una crisi di governo rispettare le prerogative del capo dello Stato significhi soltanto non pronunciare certe parole, ritenendo nella sostanza che a decidere siano sempre e solo i gruppi politici. Per cui quel rispetto, per i leader politici, è più un rito che un’esigenza di sostanza, una questione di parole. In realtà è necessario che il capo dello Stato eserciti un ruolo quando una crisi si è aperta”.
Amato mette in guardia dai rischi, nella particolare congiuntura economica, di un ritorno anticipato alle urne: un governo ”di ordinaria amministrazione”, si chiede l’ex premier, ”può nel corso di una concitata campagna elettorale” gestire queste difficolta’? ”E’ in questa dinamica – sottolinea – che il capo dello Stato può avere il ruolo di maieuta”.
”In una situazione come questa – conclude -, se davvero arrivassimo a una crisi, e se lo stesso premier uscente dovesse convincersi che serve fare un nuovo governo, davvero secondo me bisognerebbe accettare la persona da lui indicata o a lui più gradita. Ovviamente nel novero di coloro che possono fare il lavoro richiesto, perché se poi quella persona è Galliani…”.