LAMPEDUSA – Unica destinazione sicura la Sicilia, quasi certa la Toscana e altre cinque regioni papabili. Sette regioni, sette scontenti. L’isola è al collasso, il numero dei migranti ospitati a superato il numero dei residenti, bisogna trovare una soluzione. E la soluzione sono sei navi che domani, mercoledì 30 marzo, attraccheranno a Lampedusa per imbarcare i circa 6000 migranti e trasferirli in altre località. Perfetto, per l’isola il problema sembra risolto, almeno in teoria, almeno negli annunci, fino a nuovi sbarchi. Ma queste navi dove porteranno le 6000 persone che prenderanno in carico? La risposta definitiva la darà solo mercoledì stesso il Governo che comunicherà le destinazioni ai comandanti delle navi, la San Marco e cinque traghetti civili presi a noleggio, solo dopo il Consiglio dei Ministri in programma per domattina. Ma delle ipotesi si possono già fare.
Scartata l’ipotesi di rimpatriare direttamente i migranti, scartata perchè nonostante il “fuori dalle palle” pronunciato da Bossi il “rimpatrio forzato” non si può fare se i paesi dove rimpatriarli non sono d’accordo a meno di non dichiarare loro guerra, il Governo ha individuato tredici siti “adatti” ad ospitare le tendopoli e proprio tra queste destinazioni, con ogni probabilità, verranno smistati i migranti. La capienza delle navi che mercoledì raggiungeranno Lampedusa è di circa 10.000 posti a fronte delle 6000 persone che devono essere imbarcate, probabile quindi che almeno una delle navi resti sull’isola per caricare direttamente i prossimi che arriveranno. Anche se i siti di destinazione sono stati in linea di massima individuati, è difficile che possano essere pronti in 24 ore e non è affatto escluso che, intanto, i migranti evacuati da Lampedusa possano essere tenuti sulle navi. L´unica certezza è che, ancora una volta, le prime due località in cui verrà smistato poco più di un migliaio dei migranti di Lampedusa sono in Sicilia: a Trapani e a Caltanissetta, in un´area attigua al Cie di Pian del Lago. Ma già c’è chi storce il naso. Il sindaco di Trapani Fazio chiede infatti un ripensamento per non compromettere l´economia già penalizzata dalla chiusura dell´aeroporto civile, chiuso per lasciare libere le piste per gli aerei impegnati nella missione in Libia.
Oltre a queste due destinazioni “sicure” ci sono poi la tendopoli realizzata a Manduria, in Puglia, con le relative proteste del governatore Vendola: “Perché migliaia di persone concentrate qui? Se poi leggo che dal Veneto e dalla Lombardia si dice “qui neanche un immigrato”, cosa succede? Che la Sicilia e la Puglia porteranno il carico per intero sulle loro spalle?”. E un’altra per poco meno di un migliaio di posti che sarà allestita a Coltano, centro in provincia di Pisa che già ospita un insediamento Rom e che fu sede di un campo di prigionia americano per i repubblichini. Puntuali anche in questo caso le rimostranze del governatore della Toscana Enrico Rossi: “Se questa è le scelta non la condividiamo, è un atto d´imperio del governo”. Tre regioni, Sicilia, Puglia e Toscana, tre polemiche. Via da Lampedusa, ma dove le mettiamo queste 6000 persone?
E mentre i prefetti di tutta Italia continuano a cercare aree per ospitare tendopoli (i sindaci della Locride hanno dato la disponibilità ad ospitarne una) sono in corso i sopralluoghi per verificare l´agibilità dei 13 siti di demanio militare indicati dal ministro La Russa. A parte quelli che, come l´ex polverificio Boceda in provincia di Massa Carrara, sono già stati dichiarati inidonei, nella lista dei “13” ci sono due centri in Friuli Venezia Giulia, l´ex poligono Ciarlec di Clauzetto e il deposito a Sgonico; due in Piemonte, l´ex deposito di munizioni Front e l´ex poligono armamento di Cirè; uno in Lombardia l´ex Campo della promessa a Castano Primo, nei pressi di Malpensa e uno in Emilia Romagna, a Monghidoro. Altri due centri ancora in Puglia, a Carapelle e nell´ex aeroporto di San Pancrazio Salentino, e in Sicilia, nell´ex deposito di munizioni a Marsala e a Torretta, a pochi chilometri da Palermo.
Sicilia, Puglia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia e Friuli, queste le regioni che ospiteranno con ogni probabilità i migranti provenienti da Lampedusa, con Sicilia e Puglia che, nonostante le proteste degli amministratori locali, sosterranno il carico maggiore di persone. Unica voce fuori dal coro quella di Formigoni che, seppur con molti distinguo, ha detto che “la Lombardia è pronta a fare la sua parte”. Sette regioni scontente o non particolarmente felici e circa il doppio che per ora tirano un sospiro di sollievo, primo fra tutti il Lazio della Polverini e del sindaco Alemanno che non avevano mai manifestato entusiasmo, per usare un eufemismo, all’idea di dover accogliere chicchesia. Sette regioni papabili, sei comandanti di navi e 6000 migranti che solo domani sapranno cosà sarà del loro futuro.