«Il problema non è la formula di governo ma la convergenza politica sulle cose da fare». Giuseppe Pisanu, presidente della Commissione antimafia, in un’intervista al Sole 24 Ore accoglie la proposta di Casini su un governo in cui è possibile immaginare convergenze ampie e parla del leader Udc come di una persona che «guarda più in là al protrarsi della crisi generale e alla necessità di fronteggiarla con misure coraggiose e severe per le quali è indispensabile un vasto contesto sociale e politico».
Le misure a cui si riferisce Pisanu riguardano il taglio della spesa pubblica o l’aumento delle tasse, per mantenere l’obiettivo di ridurre il debito pubblico e deficit. Quanto ai recenti dissidi interni al Pdl tra il presidente del Consiglio Berlusconi e della Camera, Fini, Pisanu difende il diritto di quest’ultimo a dissentire e sulla Lega condivide le argomentazioni mosse da Fini. «E’ reale il rischio che il governo – ha detto – appaia al traino del Carroccio. Il partito di Bossi è sempre molto abile nell’enfatizzare i problemi, senza curarsi troppo della realtà dei fatti», ha aggiunto riferendosi al tema dell’immigrazione, per il quale «lo stesso Maroni riconosce che gli immigrati sono aumentati di 500mila unità solo nell’ultimo anno».
Sul pericolo di una nuova Tangentopoli, Pisanu è stato cauto e ha rilevato «un preoccupante decadimento dello spirito pubblico» che ripropone con forza la questione morale. L’ex ministro, poi, ha accusato i partiti che «hanno idee corte come i sondaggi e non attirano più i cittadini», mentre diventa sempre più evidente la contiguità tra politica e criminalità, grazie alle «mafie che stanno invadendo silenziosamente l’economia legale e spaziano dai settori tradizionali alle energie rinnovabili». «Avanza una estesa borghesia mafiosa – ha concluso – fatta di liberi professionisti, imprenditori e finanzieri, spesso collusa con il mondo politico ad ogni livello, che integra e occulta il sistema criminale nella società civile».