ROMA-“Ha presente l’assalto a un negozio quando iniziano i saldi..?”. Chi è che così paragona la ressa nervosa dei clienti per conquistare le scarpe, la maglia o la gonna, che altrimenti sparisce o finisce, con l’ingresso al governo di nove nuovi custodi e amministratori della cosa pubblica? Un “moralista” dell’opposizione? Un conduttore comiziante dei talk-show anti governativi? No, è Francesco Pionati, uno dei “Responsabili”, uno dei deputati del gruppo “Responsabile” che tiene in piedi il governo, uno di quelli che stavolta non ce l’ha fatta, è stato spinto indietro dalla ressa. Magari la prossima volta, come ha promesso Berlusconi che, per dirla con Pionati, riaprirà la stagione dei saldi con almeno altri “dieci capi di governo” in offerta.
“Ma è importante che non diventi un’abitudine, altrimenti si rischia che davanti a ogni voto importante ci siano gruppi che si organizzano per barattare il voto con una carica”. Chi è che nutre questa preoccupazione che il mestiere di parlamentare diventi troppo “furbo”, che ci si organizzi per far pagare e perfino estorcere “pedaggio”, che la politica o quel che ne resta se ne vada definitivamente a ramengo e resti, si consolidi la “abitudine” a farsi in Parlamento solo e soltanto i fatti propri, organizzandosi in gruppo d’assalto e difesa, ciascuno per i “Razzi suoi”? Il solito Di Pietro che grida “venduti”, oppure Bersani o ancora Vendola, o peggio Fini, insomma quelli a cui i “Responsabili” hanno tolto la vittoria e lasciato il fiele? No, a preoccuparsi della “abitudine al baratto” è sempre Pionati. Se lo dice lui…
Sono undici di fatto i nuovi governanti, schierati da Berlusconi in un inedito “nove più due”. I due sono Massimo Calearo e Antonio Razzi. Entrambi diventati “Consiglieri”. Calearo direttamente del premier, consigliere per il commercio estero. Non c’era posto per lui come sotto segretario ma Calearo fa sapere che nominarlo consigliere è stata una cortesia personale di Berlusconi: “Se fossi entrato al governo mi sarei dovuto dimettere dalla mia azienda”. Il che non si fa, non conviene: la “cosa pubblica” va bene, ma non deve far perdere tempo a chi ha da fare i “Razzi suoi”. E consigliere è stato nominato anche Antonio Razzi, consigliere di Saverio Romano, diventato ministro dell’Agricoltura appena poche settimane fa, anche lui per riconosciuto merito di “Responsabilità”. Razzi consigliere alla lotta alla “contraffazione alimentare”. E lui infatti informa e motiva: “Sono un buongustaio, discreto cuoco, a tempo perso talvolta aiuto mia moglie in cucina”. Sono questi i consiglieri, la loro disponibilità e competenza esibite.
Poi ci sono i nove sotto segretari. Luca Bellotti al Welfare, un sincero signore che, conosciuta la destinazione, contento ha detto: il Welfare, da che parte sta? Mai stato…O Daniela Melchiorre, allo Sviluppo economico. Magistrato, sotto segretario alla Giustizia nel governo Prodi, nella Margherita, poi in Rinnovamento con Dini, poi Lib-Dem, eletta a destra nel 2008, passata a sinistra, poi federata con gli Italiani all’Estero, quindi nell’Udc, quindi nel Terzo Polo, quindi di nuovo tornata con Berlusconi. Vaste esperienze tra cui però non si rintraccia quella dell’economia. Oppure, o anche…son tutte più o meno così le pubbliche biografie dei nove più due. Sono incompetenti, almeno relativamente all’incarico assegnato. Sono sfacciati, lo ammettono, tanto non conta e nessuno gliene chiede conto. Sono contenti perché sono arrivati dove volevano. L’hanno sfangata alla prima “ressa di saldi”. Sono il partito dei “Razzi suoi”, definizione che rubiamo a Massimo Gramellini de La Stampa. Troppo bella ed efficace per lasciargliene l’esclusiva.