ROMA – Il Grande Cervello fa mumble-mumble, rumor di rotelle di ingegni al lavoro forte come il rombo di un metrò sotterraneo. Cosa elabora, costruisce e presto sfornerà il Grande Cervello? Azzardiamo e un po’ consigliamo: una Ruby che prende i voti, si fa monaca e suora. E svela il “Terzo segreto di Arcore”: l’immacolata concezione e pratica delle “cene eleganti”. Senza dimenticare e omettere la dura vittoria contro le “tentazioni”. Non può essere, troppa fantasia? Attenti a scartare come impossibile la rappresentazione della “Monaca di Arcore”, il Grande Cervello ha già posto la prima pietra, ha già raccontato di Ruby punita e ferita con l’acqua bollente dai genitori islamici perché voleva convertirsi al cattolicesimo. Ancora un passo e alla “Monaca di Monza” ci siamo. Un passo indietro però, andiamo al quartier generale del Grande Cervello.
Palazzo Grazioli, tardo pomeriggio del 10 febbraio: processione all’ingresso e riunione all’interno. Processione e riunione dei “Vendicatori”. Potremmo chiamare così, mutuando il nome da un celebre fumetto della Marvel, la task force adunata dal gran capo Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, nelle vesti multiple di Presidente del Consiglio, di editore, di impresario della vendetta e di vittima del “golpe morale” ha voluto riunire i suoi uomini più fidati, le “guardie armate”. Armate di ingegno e fantasia che ha nella carta stampata e nella tv, riuniti per studiare e pianificare le prossime mosse e le strategie future per contrastare la “magistratura eversiva” e la “lobby anti berlusconiana”.
Le affinità con il fumetto non sono poche e può essere un esercizio divertente leggere i fatti di casa nostra attraverso la lente di una storia di supereroi edita nel 1963. Se i vendicatori si riuniscono a New York a casa del ricco Tony Starks, alias Iron Man, i nostri si riuniscono a Palazzo Grazioli, a casa di Silvio Berlusconi alias Presidente del Consiglio. Al tavolo di Iron Silvio siedono le menti migliori che il Cavaliere annovera tra i suoi fedelissimi: Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, Claudio Brachino, direttore di Videonews-Mediaset e quello di Studio Aperto Giovanni Toti, insieme ad Alfonso Signorini, direttore di Chi e “opinionista” del Grande Fratello. Si nota facilmente un’assenza illustre, manca un nome, come Hulk che abbandonò il gruppo a causa della diffidenza dei compagni, a Palazzo Grazioli non c’è più Emilio Fede, colpito e “screditato”, lui sì, dall’inchiesta sul bunga bunga. E a sentire la voce che circola su Fede che non intende lasciare il Tg4 perché non è soddisfatto della buonuscita che gli sarebbe stata offerta (sembra 10 milioni di euro), può venire perfino qualche “invidia” per il tramonto di Fede. Ma niente nostalgie e sentimentalismi, al Grande Cervello serve un Tg4 più “moderno”.
La task force berlusconiana dell’inchiostro e dell’etere, Repubblica la chima addirittura la “Struttura Delta”, deve spezzare l’assedio con sortite in grande stile dal castello. Berlusconi ha detto: “Basta giocare in difesa, si gioca all’attacco”. Si mettono di impegno: salvare Berlusconi è missione pubblica e un po’ anche privata, vuol dire per molti anche salvare le proprie carriere. La riunione che si è svolta a Palazzo Grazioli non è la prima nel suo genere, ma rappresenta, come usa dire, un salto di qualità. Da uomo intelligente e senza scrupoli qual è, la costituzione della task forze, del “Grande Cervello”, è stata una delle prime intuizioni del premier-tycoon che, invece di risolvere il suo enorme conflitto di interessi, l’ha ingigantito e sfruttato fino in fondo per mettere in moto la più micidiale macchina di fabbricazione del consenso mai concepita in una normale democrazia europea. Il salto di qualità non è quindi nella sovrapposizione di ruoli o nella discutibile scelta di usare i propri mezzi e i propri uomini per “narrare” la “realtà parallela” (copyright di Signorini), ma nella scelta del luogo. Quella da poco conclusasi è la prima riunione del “Grande Cervello” che si è svolta alla luce del sole, in una sede istituzionale quale è Palazzo Grazioli, il pudore o almeno la discrezione avevano sempre relegato questi conclavi nella residenza privata di Iron Silvio, ad Arcore.
Capo del governo (ergo padrone delle 3 reti Rai) e insieme padrone delle 3 grandi reti private Mediaset, Berlusconi ha capito subito che ciò di cui aveva sommamente bisogno per gestire il consenso, era servirsi del suo “inner circle” manageriale, pubblicitario e giornalistico, per dettare l’agenda al Paese. Creare una “squadra”, cioè, nella quale la più grande agenzia newsmaker della nazione, cioè il governo stesso, potesse dettare “i titoli” della giornata all’intero network televisivo-informativo italiano. Per cancellare quelli dannosi, per nascondere quelli scomodi, per enfatizzare quelli utili alla propaganda “di regime”, come sintetizza Massimo Giannini su Repubblica. Questa è storia, è la storia del nostro paese. L’ultimo brainstorming dei vendicatori partorì un piano geniale, Ruby intervistata a Kalispera da Alfonso Signorini pronta a ritrattare tutto quello che aveva detto ai magistrati e ai suoi amici nelle intercettazioni telefoniche. Un parto infelice, la Ruby formato Signorini raccontò niente meno di non aver mai raccontato a Berlusconi la balla della “nipote di Mubarak”, di aver sentito lei stessa questa simpatica storia la prima volta quella notte che era in Questura. Ma come, non è agli atti del Parlamento, non dice ogni giorno il premier che telefonò perché certo che fosse la nipote di Mubarak, per “evitare incidente diplomatico internazionale”? Si vede che alla prima sortita non tutti i neuroni del Grande Cervello erano connessi. Non era ancora arrivato il cervello più fine, quello di Giuliano Ferrara.
Cervello fine: si è inventato la formula “Golpe morale” e due giorni dopo averla scritta in un suo articolo l’ha messa in bocca a Berlusconi in un’intervista di cui scriveva ovviamente le domande e anche un po’ le risposte. Ferrara aveva chieso a Berlusconi di ammettere di essere un “peccatore” ed ecco che la parolina compare nelle risposte. Aveva pensato e pensato il cervello più fine ed era arrivato alla finissima conclusione, alla originalissima strategia della “frittata rivoltata”: non sono giudici ma “puritani”, non sono leggi e reati ma cilici, non chiedono il rispetto delle regole ma vogliono la “dittatura morale”. E, colpo d’ala, il cervello più fine ha infine trovato la bandiera del movimento della riscossa: la mutanda. Manifesti la gente di Silvio sotto il segno della mutanda, in “hoc signo” si vince. Ogni epoca ha il D’Annunzio a sua misura e Giuliano Ferrara inconsciamente deve essersi ricordato di una sua giovanile lettura, quella della “prima volta in tragedia e la seconda in farsa”. Ricordo inconscio e adeguamento palese: il Grande Cervello innalza il vessillo della mutanda.
Nonostante il concetto di golpe morale sia arma a doppio taglio (la morale è intrinsecamente golpista?). Nonostante la mutanda debba essere molto larga e slabbrata per contenere insieme il bunga bunga e il family day, Ferrara ha preso la guida della task-force. La guida anche sul campo, sul campo amico del Tg1 che gli ha concesso breve intervista di sei minuti per esporre il proprio pensiero. Merita essere ricordato che sei minuti in un tg sono un tempo che si dedica ad uno tsunami, a una guerra: equivalgono a circa il 20% di tutto il telegiornale che dura 30 minuti. A questo punto sorge una domanda: come mai Minzolini non viene invitato a entrare nel gruppo dei vendicatori? E, soprattutto, ci sarà rimasto male poverino? Forse era collegato in video conferenza.
Ma il quesito più interessante non riguarda il ruolo il direttore del Tg1 nella task-force. La domanda è: cosa partorirà il Grande Cervello? I primi risultati li abbiamo già visti e sono due. Primo l’intervista al Foglio dove il Cavaliere urla contro “il golpe morale”, gli fa dire che “il popolo è il mio giudice ultimo”, e che quelle di Milano sono “inchieste farsesche, degne della Germania Est”. E guarda caso giusto la sera prima, all’improvviso, la Rai aveva deciso di cambiare il palinsesto per trasmettere su Rai2 “Le vite degli altri”, il film in cui Von Donnersmarck racconta le tragedie umane prodotte dai metodi spionistici della Stasi, la polizia segreta della DDR. E secondo: lo straripamento di Ferrara al Tg1.
Cos’altro faranno il Giornale di Sallusti e le News Mediaset di Brachino, o cosa macchinerà lo scoppiettante Signorini lo scopriremo solo vivendo come cantava Battisti, Battisti Lucio, non quello terrorista e assassino scappato in Brasile. Di questi tempi è meglio precisare, visto che l’altro giorno Angelino Alfano, ministro di Giustizia, dopo aver sentito ad una commemorazione di Bachelet magistrato ucciso dalle Br prima Michele Vietti presidente del Csm e poi Ugo De Siervo presidente della Corte Costituzionale dire rispettivamente che la magistratura non è “eversiva” e che Consulta è “imparziale”, non ce l’ha fatta più e ha vuotato il sacco. “Ho sentito molte parole su Berlusconi senza mai nominarlo e poche parole sui terroristi che hanno ucciso Bachelet”. Anche qui un sottile e delicato richiamo alle affinità e parentele tra varie “eversioni”, quella dei magistrati e quella dei brigatisti.
La fiera dichiarazione di Alfano ricorda comunque e sottolinea come le task-force siano due. Quella del Grande Cervello della comunicazione e quella che riunisce di solito in riunioni congiunte il ministro della Giustizia, gli avvocati del premier Ghedini e Longo e i deputati e senatori del premier. Nel paese della mutanda sono infatti la stessa cosa, fanno parte dello stesso gruppo, parlamentare e non solo.