ROMA – “Io non faccio il boia della Costituzione!”. Messaggio chiaro che ha come mittente il presidente del Senato Pietro Grasso e come destinatario il Pd.
Grasso, riporta l’agenzia Ansa, lo avrebbe detto durante la Conferenza dei Capigruppo rispondendo a chi, il Pd su tutti, faceva pressione perché si calendarizzasse il voto finale della riforma del Senato già l’8 ottobre.
Tempi, questi, indicati e voluti con forza dal Premier Matteo Renzi. Grasso ha quindi comunicato che il voto finale dell’aula sul ddl riforme si terrà martedì 13 ottobre. Il calendario è stato deciso a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo, dovrà in ogni caso votato dall’aula. Sel ha ritirato i suoi 62.000 emendamenti, lasciando solo quelli di merito, circa 1.100, e la Lega ha fatto lo stesso con gli emendamenti relativi agli articoli 1 e 2, una fetta consistente (circa 11 milioni) di quegli 85 milioni di emendamenti al ddl presentati.
Gli emendamenti verranno illustrati martedì 29 settembre, a oltranza fino alla notte, mentre mercoledì verranno votati. I lavori proseguiranno a oltranza anche il venerdì, il sabato fino alle 13 e il lunedì.
La calendarizzazione del voto finale per l’8 ottobre sarebbe stata considerata dall’opposizione una vera e propria “ghigliottina”, come quella che venne applicata per la prima volta alla Camera dopo l’ostruzionismo del M5S al decreto Imu-Bankitalia. Per Grasso avrebbe preferito, sempre secondo quanto riferiscono le stesse fonti parlamentari all’Ansa, dare più spazio al dibattito “trattandosi pur sempre della Costituzione della Repubblica italiana”.
Da qui la frase “Io non faccio il boia della Costituzione” che però diversi esponenti delle opposizioni hanno comunque interpretato come un ruolo di garante del rispetto delle istituzioni che il presidente del Senato vorrebbe ritagliarsi nella partita riforma. Sempre secondo quanto raccontano alcuni partecipanti alla riunione il clima in capigruppo sarebbe stato piuttosto teso anche per le insistenze che avrebbe fatto il governo per avere tempi rapidi di calendarizzazione del voto finale.