La comunità internazionale ha deciso di stanziare 5, 3 miliardi di dollari per la ricostruzione di Haiti, devastata dal terremoto del 12 gennaio scorso. Un risultato “ben al di là delle aspettative”, come lo ha definito il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, una promessa giunta a conclusione della conferenza dei donatori di ieri, che ha riunito al Palazzo di Vetro i ministri degli esteri di tutto il mondo.
L’Onu sperava, infatti, di raccogliere almeno 3,9 miliardi di dollari, da devolvere nei prossimi due anni al poverissimo paese caraibico, che aveva chiesto fino a 3,8 miliardi. Lo stanziamento prevede invece la prima donazione nei prossimi 18 mesi, fino al raggiungimento di uno stanziamento complessivo sul lungo periodo di circa 10 miliardi di dollari, versati da 120 Paesi.
“Questa è la cifra di cui Haiti ha bisogno per la ricostruzione”, ha detto Ban. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha annunciato che gli Usa offriranno 1,15 miliardi, soldi che — ha spiegato — devono essere gestiti dal governo locale. “Gli aiuti sono importanti, ma non hanno mai salvato un Paese. Il nostro obiettivo deve essere quello di dare potere alla popolazione di Haiti” , ha detto Clinton. «Non dobbiamo tornare a scelte che si sono rivelate inefficaci», ha sottolineato, chiedendo di evitare un ritorno «alle vecchie abitudini di aggirare il governo piuttosto che trattarlo come partner».
Il presidente di Haiti René Préval ha espresso gratitudine da parte dei 9 milioni di cittadini haitiani. «La comunità internazionale ha fatto la sua parte», ha detto, «adesso è il momento per il popolo haitiano di fare la sua». L’Unione europea, rappresentata all’Onu dall’alta responsabile per la politica estera Catherine Ashton, ha impegnato 1,6 miliardi di dollari (1,235 miliardi di euro). «Se conteggiamo i contributi già versati per il recupero immediato e i fondi stanziati dai cittadini europei, arriviamo a circa 3 miliardi di dollari», ha detto la Ashton.
L’Italia si è impegnata con 40 milioni di euro nell’ambito dello sviluppo macroeconomico, che prevede aiuti al bilancio del governo haitiano e la cancellazione del debito. La Francia, da parte sua, ha stanziato 56 milioni di euro nello stesso settore. La Banca Mondiale, infine, ha annunciato 250 milioni di dollari addizionali, cancellando inoltre il debito di 39 milioni di dollari del Paese.
L’appello di Medici senza Frontiere. La situazione ad Haiti resta drammatica, in particolare nel settore sanitario. Precedente allo stanziamento degli aiuti da parte dei paesi donatori è arrivato all’Onu l’appello dell’associazione Medici senza Frontiere secondo la quale gli aiuti internazionali devono sostenere urgentemente il sistema sanitario dell’isola. Msf ha chiesto quindi di sospendere il progetto di recupero progressivo dei costi di ospedalizzazione a partire da metà aprile. «Condizionare l’accesso all’assistenza sanitaria in base alle disponibilità economica dei pazienti significherebbe ignorare totalmente la realtà con cui ci confrontiamo nelle strade e nei campi sfollati di Haiti», ha dichiarato Karline Kleijer, coordinatrice dell’emergenza per Msf ad Haiti. «Centinaia di migliaia di persone sono sfollate e vivono in alloggi di fortuna come tende e ripari di plastica, con in media una latrina per centinaia di persone. I ripari, l’igiene, l’acqua e le medicine sono i bisogni primari. “Abbiamo già riscontrato dei problemi in alcuni campi dopo le prime lievi piogge», ha concluso Karline Kleijer. «Gli haitiani devono avere accesso ad un sistema sanitario efficace».
La “beffa” dei prigionieri haitiani negli Usa. Intanto, il New York Times riporta oggi una storia paradossale: 30 sopravvissuti al sisma sono trattenuti negli Stati Uniti in carceri per immigrati. Nelle ore successive al terribile terremoto del 12 gennaio, infatti, i trenta haitiani erano stati imbarcati su aerei della marina Usa ma al loro arrivo negli Stati Uniti erano stati fermati dalle autorità dell’immigrazione perché senza visto. Trattenuti inizialmente in vista di un’espulsione, dopo il sisma il loro rimpatrio è stato sospeso a tempo indefinito. “La detenzione prolungata sta solo esacerbando il loro trauma”, ha affermato uno dei legali degli haitiani, che ha formulato più istanze di scarcerazione rimaste ancora senza risposta.