L’Italia dei Valori “chiama a sé” i finiani, invitandoli a sfiduciare il governo. Antonio di Pietro ha esplicitamente sollecitato gli uomini vicini al presidente della Camera: “Facciano venire meno la fiducia al governo votando una mozione di sfiducia da costruire insieme. Ci auguriamo che si passi dalle parole ai fatti, o si rompe il rapporto con chi si denuncia per la questione morale o si rimane conniventi, cosa ancora più grave”.
Intanto, sul fronte della “cricca P3”, dopo l’interrogatorio fiume di Denis Verdini, è giunto il turno di Marcello Dell’Utri. Dell’Utri è entrato poco dopo le 15 nell’ufficio del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo per essere interrogato in merito all’inchiesta P3, che lo vede indagato insieme a Verdini e a Flavio Carboni. I suoi difensori, gli avvocati Pietro Federico e Giuseppe Di Peri, hanno spiegato: “L’atto istruttorio non durerà molto, anzi poco”.
Dell’Utri è indagato per la violazione della legge Anselmi rispetto alla costituzione di una presunta associazione che è al centro dell’inchiesta. Il senatore si e’ avvalso della facoltà di non rispondere e ha motivato la decisione dicendo: ”A Palermo 15 anni fa ho parlato 17 ore e sono stato rinviato a giudizio sulla base della mie dichiarazioni. Ho imparato da allora”.
”E’ una mia regola fissa -ha aggiunto – non avendo parlato con i procuratori non mi sembra il caso di farlo con la stampa. E’ una regola fondamentale per chi e’ indagato, la consiglio a tutti”.
Intanto arrivano le reazione dal panorama politico, che delinea un clima di alta tensione, alimentato anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini, che ieri ha invitato gli indagati a lasciare gli incarichi del Pdl, provocando una dura reazione dei sostenitori di Berlusconi che hanno apostrofata quella di Fini come una “richiesta impropria”.
E’ contrario alle dimissioni di Verdini il deputato del Pdl Italo Bocchino, che ha affermato: “Quando Fini pone la questione dell’opportunità della permanenza in incarichi politici di persone indagate non intacca il garantismo, ma invita a riflettere su una questione tutta politica legata a episodi di malcostume. Tale valutazione, peraltro, non ha l’obiettivo di danneggiare il partito, ma di preservarlo nel mercato elettorale così come Verdini ha preservato nel mercato creditizio la sua banca con le dimissioni”.
Intanto al Csm è stato approvato il trasferimento per incompatibilità ambientale del magistrato Umberto Marconi, fino ad oggi presidente della Corte d’Appello di Salerno, e coinvolto nelle indagini del P3. Il magistrato andrà dunque a svolgere funzioni di consigliere presso la Corte d’Appello di Napoli, come da lui stesso richiesto in una lettera inviata a Palazzo dei Marescialli. Al momento del voto, si è astenuto il vice presidente Nicola Mancino.