Un bambino straniero che nasce in Italia o che vi arriva molto piccolo, a uno o due anni, merita il riconoscimento della cittadinanza italiana all’età di 11 anni se resta ininterrottamente nel nostro Paese e frequenta il ciclo scolastico.
Lo affermato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenuto a Torino all’assemblea annuale dell’Anci. «Io non credo – ha spiegato – che il cosiddetto “ius soli” possa essere automaticamente riportato nel nostro ordinamento come hanno fatto altri Paesi. Credo che un bambino che nasce qui, o che arriva qui a uno o due anni, se rimane in Italia ininterrottamente fino al compimento degli 11 anni, e se frequenta la scuola elementare, sia meritevole, se chi esercita la patria potestà lo richiede, di vedersi riconosciuto il titolo di cittadino italiano».
Tutto questo, ha precisato ancora il presidente della Camera, «senza attendere che maturi il diciottesimo anno di età , e soprattutto senza verificare l’adesione ad alcuni valori della nostra società , alla corretta conoscenza della nostra lingua, ad un minimo di cultura di carattere storico, alla conoscenza del nostro territorio geografico, ma soltanto il riconoscimento di una cittadinanza in ragione del fatto che è trascorso un certo numero di anni e ci siano adempimenti di tipo burocratico».
