Dalla Tunisia Maroni ha annunciato che i profughi verranno smistati nelle varie regioni italiane, tranne l’Abruzzo. “Non ci sono Regioni esentate – ha chiarito Maroni -, anche se nessuno vuole i profughi. Solo l’Abruzzo, alle prese con il post-terremoto, non parteciperà al piano. La distribuzione dei migranti sarà equa”.
Altri profughi trasferiti da Lampedusa a Taranto. La “San Marco” ha iniziato ad imbarcare nel tardo pomeriggio di venerdì un gruppo di circa 550 migranti, tutti maschi e adulti, che saranno trasferiti a Taranto, dove approderà sabato sera o domenica mattina. Secondo alcune indiscrezioni i profughi dovrebbero essere smistati in una tendopoli a Manduria. Altri 240 immigrati hanno già lasciato Lampedusa con alcuni voli diretti verso altri Cpt italiani. Sale così a circa 800 il numero dei profughi già in partenza dall’isola a cui se ne aggiungeranno altri nei prossimi giorni.
Protesta di tunisini a Lampedusa. A Lampedusa intanto prosegue l’emergenza sbarchi e sale la tensione tra i migranti. Al grido di «Libertà, libertà», i tunisini ammassati da giorni vicino al porto hanno dato l’assalto al container del cibo. Le proteste sono nate per le lunghe attese per i pasti. I migranti sostengono inoltre di sentirsi prigionieri a Lampedusa e chiedono di essere trasferiti al più presto.
Un barcone dalla Libia lancia l’sos: abbandonati dalla Nato. Un barcone con circa 350 profughi, tra cui 200 donne, partito la notte scorsa dalle coste libiche, ha lanciato l’Sos con un telefono satellitare sostenendo di essere stato abbandonato alla deriva dalla nave Nato, battente bandiera canadese, che nel pomeriggio aveva prestato loro soccorso.
A lanciare l’allarme è stato Don Mosè Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia, che si occupa di assistenza a rifugiati e richiedenti asilo. Il religioso questa mattina aveva raccolto la prima richiesta d’aiuto, segnalando le coordinate del barcone alla Guardia Costiera. Nel pomeriggio la ”carretta”, con il motore in avaria e che sta imbarcando acqua, è stata avvicinata dall’unità della Nato che ha pero’ detto agli immigrati che sarebbero stati portati in Tunisia. Di fronte al loro rifiuto la nave si sarebbe allontanata.
I circa 350 extracomunitari sul barcone sarebbero in gran parte di nazionalità eritrea, ma anche etiopi, somali e qualche cittadino del Bangladesh. L’imbarcazione, sulla base delle testimonianze raccolte da don Mosè, non sarebbe la stessa partita tre giorni fa sempre da Tripoli con 330 eritrei e di cui, fino ad ora, non si hanno notizie.
I sindaci pronti ad accogliere gli immigrati e quelli contrari. Mentre il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, tuona contro il governo, colpevole, a suo dire, di aver lasciato la Sicilia sola nel fronteggiare l’emergenza immigrati, l’arrivo in massa di migranti dal nord-Africa e il possibile arrivo di profughi dalla Libia, sta mettendo in allarme sindaci e presidenti di Regione. ”Il piano profughi investirà il Lazio e non Roma” afferma il sindaco della capitale, Gianni Alemanno, dopo aver avuto dal prefetto rassicurazioni in questo senso.
”Milano non è più in grado di assorbire più immigrazione di quanto non stia già assorbendo. Sono molto preoccupata e continuerò a chiedere al ministro Maroni che fra i criteri della ripartizione si tenga conto di quello che le Regioni e le città hanno già dato”, dice il sindaco di Milano, Letizia Moratti. Sul fronte profughi, chi non si tirerà indietro è il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino. ”E’ naturale – spiega – che quando il prefetto chiamerà le istituzioni locali, noi cercheremo di dare il massimo contributo possibile”.
Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, apre anche sul fronte clandestini: ”Se il governo necessita dell’ex caserma Gonzaga – dice – in una logica di solidarietà nazionale, prendiamo la richiesta di collaborare, ma deve essere chiaro che, una volta risolta l’emergenza, la Gonzaga passi alla città di Firenze”. Più sì che no arrivano dai sindaci del Veneto. Il problema è dove metterli: la ricognizione coordinata dalla Prefettura di Venezia ha individuato un certo numero di caserme dismesse ma nessuna è in grado di aprire domani. Sulla linea dell’ accoglienza, sono i sindaci di Padova, Flavio Zanonato; di Verona, Flavio Tosi; e di Belluno, Antonio Prade.
Si chiamano fuori il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, e di Rovigo, Fausto Merchiori. E mentre il governatore Lombardo, in prima linea con l’emergenza clandestini a Lampedusa, accusa l’esecutivo nazionale:”non sa dove destinare gli immigrati, questa è la verita’. Il villaggio di Mineo è un mega-lager”, anche il presidente della Provincia di Catania, Giuseppe Castiglione, chiede al governo che venga sospeso il trasferimento a Mineo di migranti, in attesa del Piano che individui le altre strutture dislocate sul territorio nazionale. Una significativa apertura arriva dalla Puglia: di fronte ad una forte immigrazione dalle coste del nord Africa, dettata dalla situazione libica e dalle rivolte in altri paesi dell’area come Tunisia e Egitto, la Regione è pronta a fare la sua parte, a patto che “il governo non bari” in tema di identificazione tra profughi e clandestini.
“Come si fa a distinguere un profugo da un clandestino? – si è chiesto il presidente della Regione, Nichi Vendola – C’é il rischio di un giudizio all’ammasso e di violare i diritti umani. La mia regione ha 3 centri per i richiedenti asilo e due di identificazione ed espulsione dei cosiddetti clandestini. In questo momento le notizie che giungono dalla Puglia dicono che c’é l’ idea di montare una tendopoli per chiuderci una certa quantità di clandestini. Se fosse così il ministro Maroni non avrebbe detto la verità e saremmo di fronte ad un atteggiamento provocatorio”.
”Quelli che fuggono dalla Tunisia pagando 2000 euro, con le scarpette firmate, sono clandestini belli e buoni. Per questo tipo di immigrati nel Veneto c’é ospitalità pari a zero”, puntualizza il governatore del Veneto, Luca Zaia. La Regione Liguria si sta organizzando per l’accoglienza dei profughi provenienti dal Nord Africa ma non ritiene necessario allestire nuovi Cie. E il presidente delle Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, invita alla ragionevolezza: ”Capisco le difficoltà ma tutti capiranno che non ci si può chiamare fuori”.