È stato ribattezzato il “patto di Capodarco” e lo hanno firmato Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Giuseppe Pisanu: l’intesa intende “sdoganare” il tema dell’immigrazione senza lasciarlo ad una “piccola parte della politica” ed estenderlo a tutti i partiti nell’interesse del Paese ed è stata voluta da don Vinicio Albanese, responsabile della Comunità Capodarco.
Il presidente della Camera ha accettato di siglare l’intesa a condizione che si allarghi il dibattito non soltanto agli stranieri ma anche agli italiani «meno fortunati» visto che il tema dell’immigrazione non riguarda solo chi non ha il passaporto italiano.
L’occasione per parlare di immigrazione è stata offerta ai tre esponenti politici da un dibattito organizzato dalla Comunità Capodarco in una delle sue sedi, dove ci si occupa in particolare di accoglienza e di assistenza per i diversamente abili.
«Il problema degli stranieri è strutturale non emergenziale», è stata la premessa di don Vinicio, che subito ha lanciato l’idea: «Fare un patto di Capodarco per sdoganare certi temi che attualmente riguardano solo una piccola parte della politica e guardare all’interesse più generale del paese».
Del resto il titolo dell’incontro è eloquente: “Accoglienza, integrazione e diritto di cittadinanza. Un cammino possibile”. Il primo a raccogliere l’invito è stato Pier Ferdinando Casini, secondo il quale «il patto dovrebbe essere esteso a tutto il paese» poichè su un tema del genere serve «unità».
Pisanu ha parlato di «tema di primaria importanza per l’evoluzione politica del paese» che non deve più essere «oggetto di miserabili contese o speculazioni elettorali».
Posizioni che sono state accolte favorevolmente da Fini che rivendica di parlare da tempo del problema dell’immigrazione e con una battuta si compiace che un altro esponente del Pdl sia del suo stesso avviso: «Mi ha fatto piacere sentire il compagno Pisanu».
Il presidente della Camera sostiene la necessità di «porre al centro del dibattito politico» il tema dell’immigrazione allo scopo di consentire a tutti di essere «pienamente integrati». Il patto, aggiunge però, deve essere esteso perchè non riguarda solo gli stranieri ma «tutti gli emarginati e penso ad esempio ai disabili».
Secondo il segretario regionale e deputato dell’Udc Luciano Ciocchetti «la proposta di un patto sul tema dell’integrazione, detto “di Capodarco” dal responsabile della comunità don Vinicio Albanese, è il raggiungimento di un traguardo storico tra la politica e la »parte reale del paese».
«Nella città di Roma e nel Lazio – ha proseguito Ciocchetti – esiste l’esigenza di confrontarsi sul tema dell’immigrazione, fattore che condiziona il territorio e le scelte amministrative. Invito per questo anche le istituzioni locali a sottoscrivere questo patto di cambiamento sociale e politico che dovrà guardare all’interesse più generale del paese affrontando temi come l’accoglienza, l’integrazione e il diritto di cittadinanza».