ROMA – “Nel Pd c’è voglia di patrimoniale“. Francesco Forte sul Giornale prende spunto dal confronto tv dei tre candidati alle primarie dell’8 dicembre, Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, per sostenere il “rischio patrimoniale” per gli italiani.
Scrive Forte:
“Cuperlo la vuole presto, Renzi dopo che la politica abbia fatto i tagli e Civati la gradisce come formula di progressività. Ed in questo desiderio di patrimoniale sta la ragione per cui nei grandi Comuni, con in testa Milano, governata da Pisapia (scelto nelle primarie del Pd), e in migliaia di altri Comuni, a gennaio i proprietari di prima casa dovranno pagare la quota del 50%dell’aliquota maggiorata”.
Forte sottolinea come il portavoce del governo, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, “cerchi di far credere che si è trattato di un incidente di percorso a cui si rimedierà”.
Ma il cronista del Giornale parla di un incidente che costerà caro ai residenti di Comuni come Milano, Torino, Roma, Genova e Bologna. Questo perché nelle grandi città i valori catastali sono alti, così come le aliquote su cui si calcola la quota in questione.
Scrive Forte:
Ci sono due indizi che provano che chi ha fatto il «pasticcio » sapeva ciò che stava facendo, e lo ha fatto per far piacere ai sindaci del Pd. Primo indizio: il governo, mentre ufficialmente abrogava la seconda rata basandosi sulle aliquote non maggiorate, ha prorogato le norme sull’aumento di aliquota così da consentire ai Comuni che non avessero ancora aliquote maggiorate di applicarle. È ovvio che tale proroga incentivava i Comuni che amano l’Imu e sono avidi di soldi per le spese crescenti a prendere oltre al rimborso della seconda rata ordinaria, anche una quota di Imu aggiuntiva.
Secondo indizio: il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta del Pd, conosciuto come tecnico, ha detto alla radio che il problema potrebbe essere risolto dando, nel gennaio del 2014, ai Comuni che hanno applicato l’aliquota maggiorata il rimborso necessario per evitare l’aumento e ponendo la copertura del costo sul bilancio del 2014. In esso 0,5 miliardi – lui dice – non sono difficili da trovare. La domanda che ci si pone, dunque, è: perché il governo non ha adottato subito questa soluzione, ponendola nel decreto che riguarda l’Imu seconda rata prima casa, che del resto venerdì non era ancora in Gazzetta Ufficiale e poteva esser ancora corretto?
Aggiungo una ulteriore osservazione. Il governo poteva stabilire che il rimborso ai Comuni della seconda rata di Imu prima casa sarebbe stato imputato al bilancio del 2014 per gran parte di essa e sarebbe stato pagato nel gennaio 2014, onde evitare una delle più sgangherate copertura del costo stabilite nel decreto. Cioè quella che consiste nell’aumento, per le banche, al 130% dell’acconto del 1˚ dicembre dell’imposta dovuta per il 2014. Le banche hanno fatto ricorso contro questo acconto di natura ed entità anomala, e potrebbero anche vincerlo. Anche Bruxelles potrebbe eccepire, creando un nuovo caso Imu. Forse, però, si voleva far credere agli italiani che abolire l’Imu prima casa necessariamente genera effetti tossici e nocivi.