Inchiesta appalti: la pista porta ai conti in Lussemburgo

Denis Verdini

È caccia aperta ai conti esteri dei sospettati nell’inchiesta sugli appalti delle grandi opere, e fra i nomi c’è anche quello dell coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini.

Il deputato respinge ogni illazione: “Non c’è nessun tesoretto all’estero – ha detto – ma ben venga la rogatoria internazionale: proverà la mia estraneità”.

Non ci sarebbe solo il Lussemburgo nelle indagini delle procure di Firenze e Perugia, ma anche altre piste internazionali che, simultaneamente, starebbero interessando Svizzera, Tunisia, perfino Belgio, Francia e San Marino.

La caccia ai presunti ‘tesori’ nascosti dai protagonisti della corruzione non si limiterebbe alla rogatoria internazionale per controlli in banche e fiduciarie del Lussemburgo, ma sarebbe estesa anche ad accertamenti patrimoniali, alcuni dei quali sono stati fatti consultando archivi a pagamento su Internet come i catasti stranieri.

In particolare la rogatoria lussemburghese sarebbe apripista per cercare conti correnti, gioielli, opere d’arte, lingotti d’oro, anche case, cioè il bottino delle presunte tangenti. In questo obiettivo credono i pm di Firenze e Perugia, che ne chiedono l’eventuale confisca.

Alle verifiche si è affiancato, da alcune settimane, un organismo speciale di controllo, l’Ufficio informazioni finanziarie (Uif) della Banca d’Italia, erede dell’ex Ufficio italiano cambi, che monitora le operazioni bancarie sospette e lavora a diretto contatto con la guardia di finanza.

Inoltre sarebbe già coinvolto l’Ufficio internazionale antifrode della Unione europea, specializzato nella lotta alla corruzione e al riciclaggio.

Nella lista trasmessa dalle due procure alle autorità lussemburghesi ci sarebbero nomi della cosiddetta ‘cricca’ di funzionari pubblici, alti burocrati romani e imprenditori che avrebbe fatto capo all’ex presidente del Consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci e al costruttore Diego Anemone.

A questi si aggiungerebbero quelli del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, e di Riccardo Fusi, costruttore co-indagato per la scuola marescialli dei carabinieri in costruzione a Firenze.

“Anche oggi assisto all’ennesima grave violazione del segreto d’indagine con l’accostamento del mio nome a fantomatici conti esteri o ‘tesoretti’ in Lussemburgo, Svizzera o San Marino – ha dichiarato Verdini – Ebbene, condannando questo malvezzo della fuga di notizie che, senza il benché minimo filtro di un vero accertamento giudiziario, massacra le persone, ben vengano le rogatorie internazionali. In questo modo sarà provata la mia estraneità a fatti cui vengo accostato con incredibile leggerezza solo per il ruolo politico che svolgo”.

Verdini ha aggiunto di essere “certo che un secondo dopo l’accertamento dell’inesistenza di fondi neri o ‘tesoretti’ a me riferibili dovrà per forza cessare questo gioco al massacro”.

“D’altra parte – ha osservato l’avvocato di Verdini, Marco Rocchi – gli inquirenti riuniscono nello stesso accertamento tutti i nomi di chi compare negli atti di indagine andando a scremare solo dopo le singole posizioni”.

Anche il ministro Altero Matteoli è intervenuto sulle inchieste sugli appalti. Sulla nomina di Balducci al vertice dei lavori pubblici ha detto: “L’ingegner Balducci ha un curriculum enorme. Prima di condannarlo aspettiamo la magistratura. Ora vengono fuori queste indagini ma come si fa a saperlo quando una persona viene nominata. Se tornassi indietro rinominerei Balducci perché non c’era nessuno che aveva un curriculum pari al suo”.

Le indagini di Firenze e Perugia proseguono e da domani parte una settimana di nuovi interrogatori a Perugia dove i pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi potrebbero sentire di nuovo alcuni personaggi considerati importanti ai fini dell’indagine.

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Maria Elena Perrero