
Antonio Di Pietro è andato negli uffici della Procura della Repubblica di Firenze. Si è presentato spontaneamente come “persona informata sui fatti”. “Vado a dare il mio contributo – ha spiegato Di Pietro – per il mio ruolo di oggi, ovvero parlamentare dell’opposizione, per il mio ruolo di ieri, ovvero ministro delle infrastrutture, e dell’altro ieri come ex pm”.
Ha parlato anche degli avvicendamenti di Angelo Balducci e Claudio Rinaldi l’ex ministro alle Infrastrutture. Rinaldi, allora provveditore alle Opere pubbliche del Lazio, venne sollevato dall’incarico da Di Pietro e assegnato al registro dighe, mentre Balducci, che era presidente del Consiglio dei Lavori pubblici, venne spostato e messo a capo del dipartimento per le infrastrutture statali.
Con Di Pietro, i pm si sarebbero soffermati anche sulla posizione dell’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, indagato a Perugia per abuso d’ufficio e corruzione. Nel 2006 Toro ricopriva l’incarico di capo di gabinetto al ministero dei Trasporti guidato da Alessandro Bianchi.
Di Pietro ha però smentito che la sua testimonianza riguardasse la lettera di cui aveva parlato solo qualche giorno fa all’Espresso. Nell’intervista al settimanale aveva svelato di conoscere i metodi della cosiddetta “cricca” di Anemone già da 3 anni. Nel 2007 , quando era ministro delle Infrastrutture, aveva ricevuto una lettera da un gruppo di imprenditori stanchi di vedere Anemone e compagni avere il monopolio dei lavori pubblici. Di Pietro, nell’intervista, aveva specificato di non aver parlato alla magistratura della lettera perchè non c’erano gli estremi per una denuncia, ma di averla comunque conservata. “Oggi ho parlato di cose ben più consistenti”, ha detto Di Pietro senza dare ulteriori dettagli sulla sua testimonianza: “Ho il dovere di mantenere la riservatezza-ha spiegato-come teste dell’accusa”.
Ma uscito dalla procura Di Pietro ha comunque commentato l’inchiesta Anemone: “Per la mia conoscenza storica, nel malaffare italiano non c’é mai stata soluzione di continuità tra prima e seconda Repubblica, anzi, non credo ci siano prima e seconda Repubblica”. “La classe dirigente vera e occulta – ha detto- è sempre dietro le quinte, e con un modello piduista sta portando il Paese alla rovina”. Secondo Di Pietro, “bisogna affidarsi alla magistratura perché non succeda, come l’altra volta con Tangentopoli, quando è stata fermata prima del tempo”.
L’incontro coi magistrati fiorentini e perugini titolari delle indagini sui Grandi Eventi è durato poco più di un’ora. “Sono orgoglioso – ha spiegato Di Pietro parlando con i giornalisti – di continuare nella mia testimonianza di verità su questioni che possono aiutare la magistratura a fare chiarezza sulle vicende su cui si sta indagando”. Ai giornalisti che gli chiedevano se avesse portato dei documenti agli investigatori, Di Pietro ha risposto soltanto con un sorriso.
