Non sarà un congresso trionfale per Antonio Di Pietro quello che si apre oggi, 5 febbraio.
Il leader dell’Italia dei Valori sarà costretto, per la prima volta da quando è in politica, a difendersi dagli attacchi esterni, ma soprattutto da quelli, ancor più insidiosi, interni. Sotto il tiro di giornali che lo hanno sempre avversato, come Libero e Il Giornale, si è visto messo sotto accusa da ultimo anche dal Corriere della Sera con vistose e clamorose rivelazioni che ripropongono il mistero del suo passato e la domanda di sempre: «Chi ha voluto Mani pulite e che cosa è stato quell’inquietante fenomeno giudiziario, politico e mediatico dominato dall’ex-magistrato molisano?».
Mille congetture alimentano interrogativi di tutti i tipi e provocano ulteriore disagio ai dipietristi. L’integerrimo e implacabile magistrato ha avuto o meno rapporti con i servizi segreti italiani e stranieri? Che ci faceva attovagliato insieme con Contrada nove giorni prima che il funzionario venisse arrestato? E la Cia che ruolo ha avuto nella vita di Di Pietro?
Il Corriere parla anche di un viaggio di Di Pietro in America, di cui il leader dell’Idv si era dimenticato, avvenuto il 28 ottobre di dieci anni fa, l’anno del Giubileo. Quando partì per Washington con il suo più caro nemico, Mario Di Domenico, ex amico ed ex segretario dell’Idv, l’avvocato delle foto con Bruno Contrada, autore di un libro ancora in bozze, “Il tono del Saint Just” lanciato contro il partito che con Di Pietro ha fondato e dal quale è stato espulso. È la ricostruzione di un viaggio oltreoceano a caccia di finanziamenti, circostanza che a Montecitorio Di Pietro proprio non ricordava.
Nel partito, molti vedono in Luigi De Magistris l’astro nascente ma sconfitto in partenza, dato che Di Pietro è per definizione inamovibile avendo costruito il suo soggetto politico come un impenetrabile tempio al quale soltanto lui ha accesso insieme con pochi fedelissimi che gli devono l’esistenza politica, cioè tutto.
Il congresso, probabilmente, non sanerà le lacerazioni, ma neppure offrirà una diagnosi senza indulgenze della validità della proposta politica dell’Idv.
