Prove tecniche di manipolazione: il Papa parla di integrazione, i politici interpretano, ognuno a modo suo a seconda dell’appartenenza.
Le leggi devono favorire “l’accoglienza e l’integrazione” degli immigrati. Benedetto XVI, ricevendo in udienza i partecipanti all’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, oggi è tornato sul tema dell’immigrazione, rilevando il riemergere dei “particolarismi” e invocando leggi che consentano “il giusto diritto al ricongiungimento familiare, all’asilo e al rifugio”.
E, nello stesso giorno, Ratzinger si è anche scagliato contro la corruzione in politica. “La ricerca di interessi personali a scapito del bene comune” è il suo male, ha affermato, incontrando il nuovo ambasciatore del Benin presso la Santa Sede. L’appello del papa a leggi che favoriscano “l’ingresso nella legalità” degli immigrati è giunto proprio il giorno dopo le pesanti critiche rivolte all’Italia da Amnesty International nel rapporto annuale sui diritti umani.
E le parole di Ratzinger hanno inevitabilmente diviso il mondo politico. Il portavoce dell’Italia dei Valori Leoluca Orlando si è augurato che “siano un richiamo per il governo e per il ministro degli Esteri Frattini a favore della tutela dei diritti umani degli immigrati”. Sullo stessa linea il deputato del Pd Andrea Farinone, che ha evidenziato come l’Italia “a differenza dei Paesi europei, va nella direzione opposta all’integrazione”.
Ma nel centro destra l’interpretazione cambia. Per il ministro per le Politiche Europee Andrea Ronchi, invece, le parole del pontefice “non vanno strumentalizzate”. Sono infatti “un invito a coniugare il principio di legalità con quello di solidarietà e rispetto della persona”. Secondo il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, infine, l’ammonizione di Ratzinger dimostra “la sua grande libertà intellettuale. La stessa che consente di dire che non ci possono essere diritti senza doveri”.