Si moltiplicano le adesioni all‘appello degli editori, partito ieri dal Salone del Libro di Torino, contro il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali che, secondo i firmatari, non tocca solo i giornalisti e i giornali, ma tutta l’editoria.
Stefano Mauri, presidente del Gruppo Gems e del gruppo editori varia dell’Aie, il giorno dopo la mancata firma di Mondadori all’appello dice: “Sono arrivate le adesioni di Nottetempo, Zanichelli, Neri Pozza, Codice Edizioni, ma tutti gli editori vogliono firmare e lo potranno fare da domani sul sito di Laterza. Mi aspetto che destra e sinistra, proprio perché c’è uno scontro in atto da 15 anni fra politica e magistratura, si rendano conto che è bene che i cittadini siano informati sulle iniziative dei magistrati e sulla fondatezza o meno delle smentite dei politici”.
“Questo disegno di legge, che dopo l’approvazione alla Camera sta per essere discusso al Senato – spiega Lorenzo Fazio, direttore editoriale di Chiarelettere – si aggancia ad un’altra legge, la 231, che regola i rapporti aziendali e costringe dirigenti, imprenditori e direttori a vigilare. Le multe per chi pubblica testi di intercettazioni su inchieste non ancora finite sono di massimo 465 mila euro. E’ una forma di censura molto furba”.