ROMA – Il Pdl vuole porre la fiducia al ddl intercettazioni. Massimo Corsaro, capogruppo del Pdl alla Commissione giustizia, parla di “probabile fiducia”. Carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni “irrilevanti” e il divieto di pubblicare le intercettazioni fino alla cosiddetta udienza filtro. La commissione Giustizia alla Camera ha dato parere favorevole a queste due emendamenti del Pdl. Decisione che ha portato il presidente della stessa commissione, Giulia Bongiorno, a dimettersi da relatrice del ddl. Ma come cambieranno le indagini, l’informazione, la rete, le pubblicazioni, se la legge dovesse passare? E chi è che distinguerà tra intercettazioni “rilevanti” e “irrilevanti”?
1 – Una corte di tre persone per ottenere il via libera. L’ultima versione del ddl prevede che sia una corte di tre magistrati a disporre le intercettazioni, su richiesta di un pubblico ministero “se sussistono gravi indizi di reato”. Richiesta che dovrà essere vidimata dal procuratore capo, pena nullità. E con ciò si accentua il verticismo degli uffici di procura. L’autorizzazione, poi, avrà validità di 30 giorni, prorogabile per periodi di 15 giorni, fino a un massimo di tre volte. Nei tribunali del capoluogo del distretto giudiziario, poi, si deciderà di volta in volta la composizione di questa corte. Finora era sufficiente un magistrato singolo, un gip, per autorizzare l’ascolto delle telefonate. Questo meccanismo spaventa l’associazione nazionale magistrati che teme un ingorgo nei tribunali e il gioco delle incompatibilità perché se un giudice si esprimerà sulle intercettazioni non potrà più occuparsi dello stesso caso.
2 – Stretta sulle microspie Più difficili le indagini. Le intercettazioni ambientali, quelle effettuate con microspie sempre più miniaturizzate e potenti, sono uno strumento eccezionale per le forze di polizia. Quel che spesso non si dice al telefono, viene raccontato dai malavitosi in macchina o in casa. La nuova legge premette che questo tipo di intercettazioni è consentita “solo se vi è fondato motivo di ritenere che nei luoghi ove è disposta si stia svolgendo l’attività criminosa”. E se due malviventi parlano a ruota libera a delitto concluso, e quindi in un luogo differente? Siccome la prima versione era estremamente restrittiva e di fatto avrebbe impedito tutto, è stato necessario esplicitare una deroga: se dalle indagini si capisse che una ambientale è utile, si potrà fare anche “in luoghi diversi da quelli di privata dimora” e “anche se non vi è motivo di ritenere che nei luoghi predetti si stia svolgendo l’attività criminosa”.
3 – Tre anni di prigione per chi pubblica telefonate irrilevanti. Il carcere resta. Da sei mesi a tre anni per i giornalisti che pubblicheranno tutte quelle intercettazioni considerate “irrilevanti” dal giudice nella cosiddetta udienzafiltro. Sarà l’udienza filtro a discernere cosa è pubblicabile, cosa no: cosa è rilevante ai fini dell’inchiesta e cosa invece va espunto. E’ quanto prevede l’emendamento voluto dal Pdl, a firma di Manlio Contento, che ha ricevuto il primo via libera da parte del comitato dei nove della commissione Giustizia della Camera. Emendamento che ora dovrà essere sottoposto al voto dell’aula. Per l’autore dell’emendamento, il deputato Contento, “la sanzione era già prevista dal disegno di legge Bongiorno per chi pubblica intercettazioni delle quali è stata ordinata la distruzione”.
4 – Saranno messi al corrente dei segreti di un’inchiesta. Gli avvocati diventeranno sempre più cruciali per il flusso delle notizie. Il meccanismo dell’udienza-filtro, infatti, mette nelle mani delle parti, e quindi anche dei legali, un potere nuovo: saranno solo loro, i partecipanti all’udienza, cioè giudice, procuratori e avvocati, a conoscere il completo elenco delle intercettazioni effettuate; potranno prendere visione dei brogliacci preparati dalla polizia, per poi decidere quali siano le intercettazioni utili ai fini del processo e quali no. Queste ultime non dovranno essere trascritte e non entreranno a far parte degli atti del processo. Come è evidente, insomma, a un certo punto gli avvocati saranno messi a parte dei segreti di un’inchiesta e saranno tenuti al segreto professionale. Se poi ci fosse una fuga di notizie, sarà sempre più difficile capire quale sia stata la fonte.
5 – Per siti e blog amatoriali non ci sarà l’obbligo di rettifica. I blogger ce l’hanno fatta. Le proteste, i sitin, poi il tam-tam in Rete. E di fatto, la legge ribattezzata “bavaglio” per loro si arena di fronte a un emendamento bipartisan in Commissione. Per siti e blogger “amatoriali”, infatti, non ci sarà l’obbligo di rettifica (con il conseguente rischio di multe salate) entro le 48 ore così come previsto nelle intenzioni del legislatore. La rigidità normativa, resterà invece per tutti i siti di informazione regolarmente registrati e le testate on-line. In questo caso, infatti, la norma prevede l’obbligo di rettifica entro le 48 ore per le testate registrate come tali ai sensi della legge sulla stampa. La mediazione sulla norma anti-blog è stata frutto di alcuni emendamenti bipartisan presentati dal Pd con Zaccaria e dal Pdl con Cassinelli. L’emendamento approvato infatti, è proprio di quest’ultimo.