Parte dal Salone del Libro di Torino l’appello degli editori contro il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali che, secondo i firmatari, non tocca solo i giornalisti e i giornali, ma l’editoria tutta.
L’appello è stato letto in pubblico in una gremita Sala Gialla dove si stava svolgendo un incontro con Rosy Bindi e Gustavo Zagrebelsky sulla laicità e la Chiesa.A presentarlo, prima del dibattito, sono stati Stefano Mauri del Gruppo GSM e Giuseppe Laterza.
“Così com’è, si legge nell’ appello – la legge rischia di compromettere un diritto dei cittadini, tutelato dalla nostra Costituzione, quello di informazione e di critica. Inoltre la legge in discussione in Parlamento aggancia il divieto di pubblicazione ad una altra legge esistente relativa alla disponibilità amministrativa delle imprese per reati commessi dai dipendenti nell’interesse aziendale. Con il risultato – continua l’appello – di inasprire le sanzioni previste sia per i giornalisti, fino a 20.000 euro, sia per gli editori, fino a 465.000 euro, e di spingere gli stessi ad un controllo preventivo sull’operato di giornalisti e autori”.
In questo modo, hanno sottolineato i firmatari, una vicenda come quella del ministro Scajola avrebbe anche potuto rimanere segreta. “Il Paese corre il rischio di una grave limitazione della libertà di stampa, parte essenziale di uno Stato di diritto liberale e democratico”.
“Come chiarito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo – si legge nell’appello – la cronaca giudiziaria è essenziale in democrazia per consentire ai cittadini di verificare il corretto funzionamento della macchina della giustizia”.
“Credo che in una società davvero democratica – ha commentato Zagrebelsky, già presidente della Corte Costituzionale- i giornalisti debbano poter pubblicare anche notizie ottenute illegalmente a patto che siano di vero interesse pubblico”.
Tra i firmatari del documento gli editori Donzelli, Minimum Fax, Il Castoro, Giunti, Feltrinelli, Sellerio, e/o, Motta, Chiarelettere, Ponte alle Grazie.