“Noi vogliamo che il Ddl sulle intercettazioni venga tolto dal calendario dell’Aula del Senato”. A dirlo è Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del pd nell’Aula di Palazzo Madama. “Il provvedimento sulle intercettazioni telefoniche, già approvato alla Camera, arriva molti mesi dopo credo ormai potremmo datarlo ad oltre un anno, al Senato. Per molto tempo non viene discusso, ne comincia poi la discussione in Commissione giustizia”.
“Il testo che arriva – continua la Finocchiaro – è assolutamente insoddisfacente per l’opposizione. Non è tuttavia solo l’opposizione che a questo testo muove delle critiche; è il più vasto mondo che riguarda l’informazione, il mondo degli editori, i magistrati ed, in particolare, la magistratura antimafia, moltissimi costituzionalisti che si sono più volte espressi, ed un’opinione pubblica allarmata. Il testo al Senato, nel corso della discussione (che è lunga e anche molto faticosa), viene ulteriormente peggiorato. Vengono introdotte limitazioni che impediscono chiaramente di poter avere notizia delle indagini a carico di qualunque soggetto, anche quando si tratti di fatti molto gravi, di mafia, di terrorismo o che riguardino l’esercizio dei pubblici poteri o la gestione delle pubbliche risorse, per anni e anni: un vero sistema di censura”.
“Dall’altra parte – prosegue la capogruppo del Pd al Senato – vengono limitati gli ambiti della possibilità di utilizzo delle intercettazioni, non solo telefoniche, ma anche ambientali e telematiche, da parte della magistratura inquirente, con limitazioni che riguardano i tempi, ma anche le occasioni e i momenti in cui tali intercettazioni possono essere compiute. Ma l’attività di peggioramento del testo, affidata da una parte al relatore di maggioranza e dall’altra parte al sempre consenziente rappresentante del Governo, procede inesausta. Eppure è materia sulla quale benissimo opposizione e maggioranza avrebbero potuto trovare un punto d’incontro. Infatti, che si debba riformare la materia delle intercettazioni per una più accurata e seria tutela della privacy dei soggetti e della dignità di tutti coloro i quali vengono intercettati è un’opinione talmente condivisa in questo Parlamento che già dalla scorsa legislatura si sono succeduti disegni di legge, alcuni dei quali provenienti non soltanto dal Governo, ma anche da questo Gruppo (voglio ricordare quelli presentati in questa legislatura: uno come primo firmatario il senatore Casson e l’altro come prima firmataria la senatrice Della Monica)”.
“Pertanto, se davvero si fosse voluto influire sui meccanismi che tradiscono il segreto istruttorio o che provocano una lesione insopportabile e non giustificata della privacy e della dignità dei soggetti coinvolti nelle indagini e nelle intercettazioni, si sarebbe potuto molto facilmente trovare un accordo. Ma evidentemente lo spirito non era questo e l’attività indefessa di peggioramento del testo operata dal relatore di maggioranza e dal rappresentante del Governo, evidentemente in esecuzione di un input politico netto, direi anche nettissimo, continua senza sosta. Ma poi si accendono fuochi ovunque e comincia a serpeggiare in maniera sempre più esplicita e patente la notizia che il testo che è stato approvato in Commissione giustizia al Senato sia sostanzialmente carta straccia, poiché una modifica seria, invadente – immagino – di questo testo è già pronta per essere presentata dal Governo”.
“Noi ci troveremo, quindi, nella bizzarra situazione in cui, dopo aver impiegato giorni e notti a discutere il testo, discuteremo lunedì e martedì un testo che di fatto non esiste più. Si tratta di una ulteriore, drammatica finzione, che si aggiunge alla mistificazione di un testo che avrebbe dovuto tutelare la privacy e il segreto istruttorio e che in realtà serve a limare le unghie ai magistrati e ad instaurare la censura in questo Paese. L’opposizione non può lasciar fare. Io mi stupisco che lascino fare i senatori della maggioranza. Da ieri si susseguono dichiarazioni di rappresentanti del centrodestra della Camera, i quali dicono che il testo verrà cambiato e che si tornerà al testo della Camera, che grandi modifiche verranno fatte. Così viene messa in discussione l’autorevolezza di questo Senato”.
“Si facciano le modifiche – conclude la Finocchiaro – nella pienezza dei poteri di critica, controllo, proposta, approvazione da parte dei senatori di Repubblica e solo dopo vada in Aula il testo. Non siamo disponibili a farci imporre da nessuno un testo. E questo lo dico in un momento in cui tra l’altro – mi si lasci dire – l’urgenza, la straordinaria urgenza di questo provvedimento non la vedo. Mentre tutto questo arde, mentre i giornali di tutto il mondo portano in prima pagina le notizie che riguardano la crisi europea, dobbiamo romperci il collo per affrontare un testo, non sapendo di che cosa stiamo parlando. Per questo- ha concluso la Finocchiaro – chiediamo che il provvedimento venga espunto dal calendario dell’Aula”.
