Rimane la linea dura della maggioranza contro la stampa che pubblica le intercettazioni. Lunedì parte del Pdl si è riunito per approntare la nuova bozza di disegno di legge sulle intercettazioni presentata oggi in commissione Giustizia del Senato. E se qualche apertura si è avuta rispetto al testo originale, la maggioranza e Silvio Berlusconi per primo, non hanno nessuna intenzione di arretrare di un millimetro contro editori e giornalisti. Per cui sono previste multe salatissime e, in alcuni casi, il carcere.
Per chi pubblica in tutto o in parte atti o documenti di un procedimento penale di cui sia vietata per legge la pubblicazione è punito con l’arresto fino a due mesi o con l’ammenda dai due ai diecimila euro. E’ quanto prevede un emendamento presentato al ddl intercettazioni dal relatore Roberto Centaro (PdL). Se ad essere pubblicato è il contenuto delle intercettazioni, si applica l’arresto fino a due mesi e l’ammenda dai quattromila ai ventimila euro. La condanna comporta anche la sospensione temporanea dall’esercizio di una professione o di un’arte.
Non solo. Un emendamento presentato dal relatore Roberto Centaro stabilisce che “chiunque fraudolentemente effettui riprese o registrazioni di comunicazioni e conversazioni a lui dirette o comunque effettuate in sua presenza è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni”.
Un passo indietro è stato invece fatto su un altro versante: l’emendamento presentato dal governo al ddl intercettazioni prevede che l’autorizzazione alle intercettazioni può essere chiesta quando sussistono gravi indizi di reato.
La legge sulle intercettazioni non potrà essere applicata ai processi in corso per i quali è già stata chiesta l’autorizzazione a farle. E’ quanto prevede un emendamento del governo appena presentato al ddl intercettazioni. Nella proposta di modifica che porta la firma del sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo si prevede comunque che possano essere applicate immediatamente a tutti i processi in corso le norme del provvedimento relative ai divieti di pubblicazione e gli obblighi di segreto.
Una modifica che fa abbassare i toni della polemica. La formula che prevede la concessione delle intercettazioni agli inquirenti in caso di “gravi indizi di reato” è quella già presente oggi nel codice di procedura penale. Nella prima bozza di legge sulle intercettazioni, il governo aveva sostituito i “gravi indizi di reato” con “evidenti indizi di colpevolezza”, formula che avrebbe bloccato qualsiasi indagine. Almeno su questo, sotto il peso delle polemiche e delle critiche provenienti dai magistrati e non solo, il governo ha corretto la linea.
Il testo prevede però multe salatissime e anche il carcere per i giornalisti che pubblicano la sbobinatura delle intercettazioni, anche in forma di riassunto, prima della fine delle indagini preliminari. E le indagini potrebbero durare anche anni. Se questa legge fosse già esistente, non avremmo potuto sapere prima di anni casi come Calciopoli, lo scandalo degli appalti e della Protezione civile e quello su Telecom Sparkle.
La nuova bozza di legge prevede multe salatissime per la stampa: agli editori multe fino a 500mila euro e ai giornalisti fino a 10 mila euro per una telefonata finita in pagina. Questi ultimi, però, rischiamo anche carcere fino a un anno se pubblicano ascolti destinati alla distruzione.
La critiche alla bozza, però, non cessano. Le polemiche riguardano soprattutto i rigidi paletti che circonderanno i “gravi indizi di colpevolezza”. Come la stretta sulle utenze che dovranno essere “intestate” agli indagati o comunque da essi “utilizzate” o dai limiti rigidi ad allargare, pur di poco, la sfera degli intercettati.
E non solo. Ci sono tutte quelle parti che l’Esecutivo non è disposto a modificare. La bozza di legge prevedere ad esempio che se in alcune intercettazioni spuntano delle telefonate con un parlamentare, la procura dovrà subito chiedere l’autorizzazione alla Camera competente. La durata delle intercettazioni, inoltre, rimane di 60 giorni al massimo (salvo casi eccezionalissimi) e la loro autorizzazione (che finora viene disposta dal Gip) ora dovrà passare al vaglio di tre giudici. Per mettere le microspie ci vorrà infine la prova che in quel luogo si sta commettendo un reato.