Sì alla pubblicazione degli atti delle indagini preliminari, ma solo per sintesi e a condizione che siano stati messi a disposizioni delle parti, e niente carcere per i giornalisti.
È questo l’accordo di maggioranza raggiunto nel lungo vertice di ieri, nel quale si è deciso anche che dovranno essere “evidenti e non più gravi” gli indizi di colpevolezza per poter procedere alle intercettazioni. Diventa poi da sei mesi a tre anni la sanzione per chi pubblichi il contenuto di intercettazioni di cui sia stata ordinata la distruzione o l’espunzione.
Al vertice di maggioranza hanno partecipato la presidente della commissione giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, i capigruppo in commissione della Lega, Matteo Brigandì e del Pdl, Enrico Costa, il consigliere giuridico del premier, Niccolò Ghedini e il capo del legislativo del ministero della Giustizia, Augusta Iannini.
Via libera, dunque, alla pubblicazione del contenuto delle ordinanze di custodia cautelare, perquisizioni, sequestri, interrogatori e memorie depositate dalle parti. Il tutto, però, per riassunto e dal momento in cui gli atti sono stati notificati alle parti.
LG