Intergruppo Pd-M5s-Leu per promuovere iniziative comuni. Conte è contento, minoranza interna Pd meno (nella foto Ansa da sinistra verso destra Speranza, Zingaretti , Di Maio)
Pd, M5s e Leu danno vita ad un intergruppo parlamentare che ha lo scopo di promuovere iniziative comuni. Una maggioranza nella maggioranza dunque, che serve a gettare le basi per un’alleanza più strutturata tra gli ex alleati di Governo.
Per molti rappresenta anche una sfida a Lega e Fi, che siedono allo stesso tavolo nel Consiglio dei Ministri, e che per tutta risposta, nelle stesse ore, riuniscono i loro vertici.
Salvini rivendica l’unità con gli azzurri e con Fratelli d’Italia e continua a mostrare un doppio registro.
I tre gruppi rivendicano l’esperienza del governo Conte II e si preparano a coordinare l’attività parlamentare.
Dem, cinquestelle di LeU si incontreranno prima di ogni Conferenza dei Capigruppo per trovare un’intesa sul calendario dei lavori e anche a cercare una sintesi al momento della presentazione degli emendamenti ai vari testi. “
Un’ottima notizia”, commenta il ministro della Salute e esponente di LeU Roberto Speranza.
Allo studio anche un documento programmatico: potrebbe essere un testo abbastanza breve di un paio di pagine nel quale ribadire le priorità per combattere l’emergenza sanitaria, economica e sociale e per concretizzare la transizione ecologica e l’innovazione digitale.
Plaude Giuseppe Conte, che parla di un’iniziativa “giusta e opportuna” per rilanciare “l’esperienza positiva di governo che si è appena conclusa”.
Ma lo sguardo più che essere rivolto al passato deve essere proiettato avanti e – spiega chi ha lavorato all’operazione – punta a delineare un perimetro identitario ad una futura alleanza.
Fuori le destre dunque e fuori anche Italia Viva. Il partito di Matteo Renzi non sembra intimorito, al contrario: si tratta di una scelta che “apre una prateria per chi vuole costruire la casa dei riformisti. Italia Viva c’è e ci sarà. Per il riformismo, contro il populismo”, avverte Ettore Rosato.
Anche dentro il Pd c’è chi non apprezza la mossa. La minoranza, che spinge per il congresso del partito, mette in guardia da quelle che gli appaiono come “fughe in avanti”.
Non è il momento, scrivono in una nota Vincenzo D’Arienzo, Tommaso Nannicini e Francesco Verducci, di fare “forzature”.
Quello che serve è “una discussione vera su come il Pd voglia svolgere la propria funzione e definire la propria identità”.
Tranchant Matteo Orfini: “Intergruppi che guardano al passato hanno davvero poco senso”, twitta.
Avverte invece del rischio di aumentare le difficoltà per il neopremier il deputato del Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti
Secondo Ceccanti il dibattito sulla fiducia servirà al “Pd per marcare soprattutto la propria particolare sintonia col Presidente del Consiglio. Qualsiasi ulteriore esigenza viene ovviamente dopo questo orientamento politico”.
Il centrodestra sorpreso dall’iniziativa rivendica di avere da tempo dato vita a un coordinamento: l’ipotesi di creare una cabina di regia strutturata fra Lega e Fi, lasciando fuori FdI, complicherebbe la costruzione del puzzle delle alleanze alle amministrative, si rileva nei due partiti.