ROMA – L’Italia manderà 450 soldati in Iraq, nel cuore dello Stato Islamico. Ovvero a difesa della diga di Mosul, la seconda città dell’Iraq per grandezza nonché roccaforte irachena dello Stato Islamico. Se in Siria la “capitale” Is è Raqqa, quella città bombardata dalla Francia all’indomani degli attentati di Parigi, l’equivalente in Iraq è appunto Mosul. Non solo: questi 450 soldati dovranno proteggere la diga ma anche il personale di una ditta di Cesena che ha vinto l’appalto per rimettere in sesto la diga.
Il premier Renzi ha detto: “Siamo in Iraq per l’addestramento ma anche con un’operazione importante nella diga di Mosul, cuore di un’area molto pericolosa al confine con lo stato islamico, è seriamente danneggiata e se crollasse Baghdad sarebbe distrutta. L’appalto è stato vinto da un’azienda italiana, noi metteremo 450 nostri uomini insieme agli americani e la sistemeremo”.
“L’Italia sarà non sarà solo in Afghanistan, Libia, Kosovo, Iraq ma anche con una operazione importante nella diga di Mosul, nel cuore di un’area pericolosa, che rischia il crollo con la distruzione di Bagdad. Una azienda di Cesena ha vinto questa gara e non metteremo 450 uomini e metteremo la diga a posto”, ha spiegato Renzi.
Spiega Repubblica:
La battaglia per strappare territorio all’Is in Iraq è sempre più intensa. Sessantacinque soldati iracheni impegnati nell’offensiva per strappare la città di Ramadi alle milizie dello Stato Islamico sono rimasti uccisi in 12 attacchi suicidi compiuti dai jihadisti nelle ultime ore. Gli attacchi sono avvenuti ad Est, ad Ovest e a Nord della città che da maggio è controllata dall’Is. La conferma che la campagna militare per riprendere il controllo non solo di Ramadi ma soprattutto di Mossul, la capitale irachena dell’Is, procede a rilento. Negli ultimi giorni, l’esercito iracheno sostenuto dai raid aerei della coalizione a guida Usa hanno circondato Ramadi, ma nessuno azzarda ipotesi sui tempi per la sua definitiva riconquista.
Mentre a 50 chilometri a sud di Mossul, gli intensi bombardamenti della coalizione internazionale e dell’aviazione irachena, pur provocando forti perdite fra i militanti dello Stato Islamico, hanno costretto oltre 500 civili a lasciare le loro case nella città di Qayara per rifugiarsi nei villaggi vicini, dove si trovano in scarsezza di acqua potabile, cibo e combustibile per il riscaldamento, come ha riferito a Efe un responsabile governativo, Saleh Hassan al-Yaburi. Nel frattempo, il governo di Baghdad rinnova la richiesta alla Turchia per un “completo ritiro delle sue truppe dal territorio iracheno”. Lo rende noto con un comunicato l’ufficio del primo ministro iracheno, Haider al Abadi, dopo che ieri Ankara aveva disposto il trasferimento nella regione autonoma del Kurdistan iracheno di una parte dei suoi soldati nella base di Bashiqa, nel nord dell’Iraq, a 30 chilometri da Mossul.