”Non esiste il Presidente garante. Siamo stati tutti interventisti”. E’ questo il contenuto di uno testo inedito scritto da Francesco Cossiga e oggi pubblicato in parte dal Corriere della Sera, in cui l’ex presidente della Repubblica descrive la Costituzione come ”la piccola Yalta italiana”, ma anche ”tra le peggiori del dopoguerra” dal punto di vista tecnico.
”Non è vero che l’interventismo dei Capi dello Stato inizi velleitariamente con le parole, più certo che con gli atti, di Cossiga, non velleitariamente e molto più incisivamente poi con Scalfaro e con Ciampi”, scrive Cossiga in un testo ispirato al saggio di Marzio Breda ‘La guerra del Quirinale’ del 2006.
”Esso comincia con colui che viene invece considerato superficialmente il Presidente meno interventista, Einaudi, che affermò per primo il suo diritto di apparire, tra l’altro, come l’effettivo titolare del potere di scioglimento delle Camere”. Cossiga, Scalfaro e Ciampi sono ”tre presidenze certo diverse tra di loro, ma che hanno un comune presupposto: la totale incertezza e quindi la larga libertà di interpretazione della figura effettiva del capo dello Stato, quale delineata nella Costituzione, e la conseguente variabilità della sua funzione in relazione allo stato della società politica”.
La Costituzione, infatti, è ”un intelligente e pratico compromesso tra democratico-cristiani e comunisti, condito dal consenso e concorso dei compagni di strada del Psi e dai laici democratici che scongiurò la guerra civile, e anzi rese possibile il consolidarsi della democrazia di tipo occidentale”.
Tuttavia, prosegue Cossiga, ”dal punto di vista tecnico considero la Costituzione una delle peggiori del dopoguerra”, un ”compromesso tra il corporativismo cattolico e le disposizioni e i principi della Costituzione sovietica del 1936”. Nella Carta ”la figura più incerta è quella del Presidente della Repubblica”. Per questo, ”se vi sono istituti che bisogna riconfigurare per la certezza degli stessi rapporti politico parlamentari in una riforma costituzionale futura, essi sono quelli del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio”.
La strada, secondo Cossiga, è ”in linea con i risultati della vecchia Bicamerale presieduta da D’Alema: repubblica semi-presidenziale con presidente eletto direttamente dal popolo, sistema elettorale uninominale maggioritario a doppio turno; giudice disciplinare dei magistrati e della legittimità dell’elezione dei parlamentari; una sezione della Corte Costituzionale; nessun federalismo reale; netta distinzione tra carriera dei giudici e carriera dei pubblici ministeri”.