Lasciare l’Idv costa caro: agli eletti “disertori” penale di 100 mila

Antonio Di Pietro (Lapresse)

ROMA – Uscire dall’Italia dei Valori costa caro: per l’esattezza la penale da pagare ammonta a 100 mila euro. Un accordo interno al partito prevede che se un candidato viene eletto consigliere regionale nell’Italia dei Valori, ma non completa nello stesso partito la legislatura per espulsione o dimissione passando a un altro gruppo, deve pagare una penale da 100 mila euro. “E’ un impegno che tutti noi eletti compriamo” spiegava il 13 aprile al Fatto Quotidiano il rappresentante legale del partito Silvana Mura. E’ il caso del consigliere comuynale di Reggio Emilia, Matteo Riva, racconta il 18 aprile il Giornale.

Nelle condizioni contrattuali del partito, è inoltre previsto che il candidato si impegni a versare per l’intero mandato 3500 euro al mese come rimborso delle spese elettorali, che però si riducono a 1500 euro se uno si iscrive al partito.

E’ così che Riva, dal 2010 esponente dell’assemblea regionale dell’Emilia Romagna, dopo il divorzio dall’Idv e l’adesione al gruppo misto, si è visto notificare un’ingiunzione di pagamento da 130 mila euro più interessi. Centomila di penale e i restanti 30 mila per le quote mensili non pagate al partito dal momento in cui lo ha abbandonato fino a fine legislatura. Il caso Riva è finito in tribunale e verrà discusso a luglio.

Ma, avvertiva già alcuni giorni fa Silvana Mura, raggiunta dal Fatto:  non è l’unico caso. E’ già accaduto in Puglia e una situazione analoga si è creata, senza ancora giungere a conclusione, anche in Sardegna.“Si tratta di un meccanismo studiato in base alla legge elettorale regionale. Nel caso dell’Emilia Romagna, sono 9 le province che hanno concorso all’elezione di Matteo Riva e tutto il partito ha collaborato a quel risultato. Dunque, se anche adesso fa parte del gruppo misto, deve comunque onorare l’impegno di un gruppo di lavoro, non di un singolo”.

Ma Riva, scrive il Giornale, non si dà per vinto e denuncia la mancanza di democrazia nell’Idv. “Ho sostenuto le spese della campagna elettorale di tasca mia e nessuno mi ha rimborsato nulla…Quel contratto mi è stato imposto, non sottoposto, quindi non valido”.

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Daniela Lauria