ROMA – Il Lazio ridotto a una micro-regione di Roma Capitale: il nord accorpato con la Toscana e l’Umbria, il sud con la Campania. E ancora: l’Abruzzo che in coppia con le Marche torna a prendersi un pezzetto di Molise, la provincia di Isernia, Campobasso finisce nelle Puglie. Spariscono le Regioni a Statuto Speciale del Nord, Friuli, Valle D’Aosta e Trentino, accorpate ai territori limitrofi. E’ l’Italia in 12 Regioni (anziché 20) secondo un piano di accorpamento presentato dal senatore Pd, Raffaele Ranucci, e subito fatto proprio dal governo. Almeno stando a quanto riportato sul quotidiano l’Unità. Ma dal Corriere della Sera arriva secco lo stop di Debora Serracchiani che nel partito di Matteo Renzi ha il suo peso in quanto vicesegretaria, nonché governatrice del Friuli Venezia Giulia.
Tutto ha avuto inizio l’8 ottobre, quando Ranucci presenta un ordine del giorno sul taglio delle Regioni e il governo, a sorpresa, lo fa proprio. Ranucci che aveva già presentato un ddl analogo alla Camera con Roberto Morassut e uno al Senato, canta vittoria: “È evidente che si parte. Aspettiamo il referendum sulle riforme e prima della fine del 2016 finalmente comincerà la riorganizzazione delle Regioni”.
Ma Serracchiani smorza gli entusiasmi e con lei, riporta il Corriere, ci sarebbero anche altri esponenti di governo e diversi consensi tra leghisti e forzisti.
“Non si può mica cominciare dalla coda – spiega al Corriere – E poi abbiamo appena deciso l’abolizione delle province. Accorpassimo ora le Regioni, sarebbe un triplo salto carpiato. Insomma, tutto è possibile, ma nell’interesse dei cittadini”.
Il suo, precisa, non è interesse personale:
“Il Friuli-Venezia Giulia è anche una Regione a statuto speciale e quindi non è toccata neanche dal Titolo V, figuriamoci da questo. E poi noi stiamo già collaborando ampiamente con il Veneto. Abbiamo messo in comune la società che dà il credito alle imprese e al confine gestiamo insieme l’acqua e le questioni sul dissesto idrogeologico. Non mi spaventa la gestione comune di funzioni e competenze, anzi la auspico. Ma una frammentazione territoriale è pericolosa. Non a caso siamo definiti il Paese degli 8 mila campanili. Piuttosto riaggreghiamo i Comuni piccoli, sotto i 10 mila abitanti”.
Quando e se troverà mai attuazione il piano di Ranucci prevede 12 macroregioni, resterebbero intatte solo Lombardia, Sicilia e Sardegna. Meno sprechi per almeno due miliardi, scrive l’Unità.
Ecco la mappa della nuova Italia divisa in 12 regioni: