ROMA – Se l’obiettivo dei politici italiani il 14 aprile del 2008 era snellire il numero dei partiti, non ci sono riusciti. Nelle ultime elezioni il Pdl e il Pd si ponevano come grandi coalizioni e lo sbarramento al 4% permise l’entrata in parlamento di 5 partiti: Pdl, Pd, Lega, Udc e Mpa. Oggi i partiti sono 26 e sono 120 i “cambiabandiera” che hanno mutato,e mutano, il proprio orientamento politico. Fondano nuovi partiti oppure saltano da una coalizione ad un’altra. Ciò che conta è che il numero dei partiti è aumentato. La “novità assoluta” di Walter Veltroni era che “nella scorsa legislatura – a sinistra – c’erano quattordici partiti. Qui c’è un gruppo, quello del Pd, e un solo programma”. Novità che “morì” il giorno dopo con Antonio Di Pietro che fondò l’Idv.
L’addio al sogno di bipolarismo “veltroniano” iniziò con Di Pietro, ma in molti hanno seguito il suo esempio. Dalle scissioni interne al Pdl sono nati Futuro e libertà di Gianfranco Fini, Io Sud di Adriana Poli Bortone, ora confluito in Coesione nazionale. C’è poi Giampiero Catone che dal Pdl passò ad Fli e poi fondò La Discussione e Gianfranco Micciché che ha fondato Forza Sud. Domenico Scilipoti invece ha abbandonato il Pdl per fondare l’autonomo Movimento di responsabilità nazionale. Il ministro Saverio Romano invece si “rifugia” in Popolari per l’Italia.
Le “costole” del Pd invece vedono l’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli, Verso Nord di Massimo Cacciari. Enrico Musso abbandonò invece l’Udc per il Partito liberale insieme a Paolo Guzzanti, che ora ha abbandonato anche Musso. Francesco Pionati invece dall’Udc ha fondato Alleanza di centro per la libertà. L’Mpa di Raffaele Lombardo invece ha perso Enzo Scotti che ha fondato Noi Sud. Non mancano poi le Minoranza linguistiche, che riuniscono gli esponenti di Südtiroler Volksparte e Autonomie Liberté Démocratie.
E ancora Popolo e territorio, Liberal democratici, Pli, Repubblicani, Cristiano popolari e il Movimento autonomo degli italiani all’estero. Un totale di 26 partiti e una carica di 120 parlamentari pronti a cambia bandiera, che hanno disilluso ogni sogno bipolarista dell’affollato e confuso parlamento italiano.