
ROMA – La cifra non è di quelle che fanno tremare il bilancio di uno Stato, ma la motivazione inquieta lo stesso e non poco. In 15 anni, infatti, l’Italia ha speso 320 milioni di euro per occuparsi del problema del verde…. cinese. Soldi, racconta Sara Menafra su Il Messaggero, che sono andati via in cene e convegni e che ora sono finite nel mirino della Corte dei Conti per “pesanti anomalie”. Racconta Menafra:
Il dato iniziale ha fatto saltare sulla sedia persino i posati membri della Corte dei conti: negli ultimi quindici anni, il ministero dell’Ambiente italiano ha speso trecentoventi milioni di euro per migliorare l’ambiente cinese. Non per fare insieme progetti utili ad entrambi i paesi, ma con finanziamenti diretti, buona parte dei quali attraverso fondi fiduciari e conti correnti dedicati, ai quali accedono esclusivamente le imprese cinesi che in qualche caso impiegano anche aziende o consulenti italiani(nel giro però si perdono le tracce del come, del cosa e del chi).
Anche perché, spiega sempre il Messaggero, quei soldi sono stati spesi in larga parte per progetti che non sono stati neppure realizzati.
Una situazione talmente anomala, insomma, che la Sezione di controllo della magistratura contabile ha messo in fila 130 pagine, parlando di una situazione viziata da «rilevanti criticità e anomalie», e ha inviato tutto al pm della procura di Roma Alberto Galanti, da tempo titolare di accertamenti sul ministero verde.
L’idea di una collaborazione tra Italia e Cina nel campo ambientale viene avviata formalmente con una dichiarazione congiunta firmata a Pechino il 19 ottobre 2000 tra i ministri pro-tempore dell’ambiente italiano e cinese che dà vita al Sicp ”Sino-italian cooperation program”, diventato particolarmente attivo soprattutto dal 2008 in avanti. Il progetto avrebbe un senso positivo e almeno in parte ha permesso all’Italia di rafforzare la propria immagine in tema ambientale. Ma come nota il risultato di una verifica disposta dall’ambasciata di Pechino nel 2014, allegata agli atti, già dopo quella dichiarazione di intenti si segnalano alcune anomalie. Il Sicp procede finanziando e organizzando senza un vero protocollo e senza coinvolgere gli Esteri. I costi dei progetti finanziati sono elevati e le iniziative, tra convegni e progetti ambientali che vanno dal tracciamento delle acque contaminate alla realizzazione di edifici verdi sembrano «slegati da una logica strategica: mentre una parte rilevante delle spese viene giustificata in termini di costi di gestione, convegni, missioni, illustrazioni di progetti, attività di promozione d’immagine, molte altre risultano incomprensibili e di difficile ricostruzione». Di più, dice la Farnesina: «Stante l’opacità che contraddistingue gli interventi e l’assenza di elementi relativi allo stanziamento complessivo, alcuni progetti sembrerebbero ipotizzati solo nella documentazione e mai concretamente eseguiti». Anche il ministero dell’Ambiente dal 2014 in avanti si è mosso e, dicono i verbali della sua ispezione, dai toni durissimi, nota parecchie incongruenze. A cominciare dal fatto che fino all’ispezione il dicastero non avesse «esatta cognizione dell’attività in corso di svolgimento in Cina».
Inevitabili i dubbi della Corte dei Conti. Anche perché a livello di bilanci si parla di 185 milioni spesi. Soldi che, nei fatti, sarebbero quasi il doppio però. Ancora Menafra:
.E’ il caso del recupero energetico di un palazzo all’interno dell’università di Shangai, che dovrà essere la sede del Centro cinese italiano per la sostenibilità energetica. Costa 5,264 milioni di euro ed ormai è possibile tornare indietro perché «il finanziamento relativo era già stato trasferito sul fondo fiduciario», scrivono i giudici contabili. Grazie ad un altro di questi fondi, sono stati pagati anche quattro consulenti italiani, con cifre tra i 60 e i 120mila euro, che non figurano «né tra gli esperti convenzionati dal Commercio estero né dall’elenco dei consulenti del Ministero». Elevatissime, le spese di organizzazione e rappresentanza: «Una quota significativa (circa il 30%) delle risorse stanziate per i vari progetti è destinata a finanziare proprio l’attività di supporto e le spese generali di gestione del Pmo, organo di coordinamento operativo di tutti i progetti del Sicp».