C’è preoccupazione in Vaticano per la storia che riguarda il fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel Degollado, e gli appoggi di cui ha goduto per lunghi anni nei sacri palazzi, riuscendo a fare in modo che le denunce che lo riguardavano per gli abusi commessi su seminaristi a partire dagli anni Quaranta non venissero credute.
L’argomento, come scrive il Giornale, è stato trattato in alcune delle pagine secretate del processo di beatificazione di Giovanni Paolo II. La Congregazione per le cause dei santi chiese all’ex Sant’Uffizio la documentazione in merito al caso. Nel 2007 il cardinale William Levada, successore di Ratzinger Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, rispose spiegando che c’era traccia delle denunce che gli ex seminaristi dei Legionari avevano inviato in Vaticano, ma che Papa Wojtyla non risultava in alcun modo «personalmente coinvolto» nel procedimento, dato che le accuse erano arrivate alla Congregazione ed evidentemente non c’era traccia di appunti papali in merito.
La vicenda venne solo sfiorata nelle discussioni interne precedenti la chiusura del processo di beatificazione. Ma ora c’è chi teme che quanto sta emergendo, con i dubbi sul comportamento di alcuni stretti collaboratori di Giovanni Paolo II legati ai Legionari, finisca per gettare un’ombra non tanto sulla figura di Wojtyla quanto sulla rapidità del processo e sul modo in cui sono state affrontate alcune delle pagine del pontificato. Alcuni ex seminaristi dei Legionari di Cristo avevano inviato lettere a Giovanni Paolo II nel 1978 e nel 1989, raccontando di abusi.
Singole segnalazioni, che non erano mai arrivate sul tavolo del Pontefice. È nel febbraio 1997 che ben otto di loro, uno dei quali ex presidente dei Legionari negli Stati Uniti, si decidono a raccontare a un giornale i gravissimi peccati del loro padre fondatore. Descrivono i ripetuti abusi e anche il fatto che padre Maciel li assolveva in confessionale dopo aver avuto rapporti sessuali con loro. Il 17 ottobre 1998, le vittime presentano una richiesta formale alla Congregazione per la dottrina della fede e consegnano nelle mani dell’allora sottosegretario, monsignor Girotti, un fascicolo con l’intestazione: Absolutionis complicis. Arturo Jurado et alii. Rev. Marcial Maciel Degollado.
L’ex Sant’Uffizio, allora guidato da Ratzinger, era competente soltanto perché si era trattato dell’assoluzione del «complice» in confessionale. Soltanto tre anni dopo, nel 2001, infatti, grazie alla decisione di Papa Wojtyla, la Congregazione avocherà a sé tutti i casi di abusi su minori segnalati nel mondo e non soltanto quelli che riguardavano l’assoluzione del complice.