«La Lega è come la peste». Lo dice Andrea Zanzotto, il “vate della Marca”, mica un nostalgico del Regno delle Due Sicilie o un senegalese appena espulso dal nostro Paese.
Lo scrittore e poeta trevigiano, intervistato al programma di La7 “L’Infedele”, ha affermato che il Carroccio «vuol convincere ogni paese che è il meglio del meglio. Si pretenderebbe di rappresentare con la Lega una specie di aristocrazia. Ma quello che sta avvenendo ha poco a che fare con l’identità: l’identità cambia nel tempo, non è una cosa stabile e immutabile».
In particolare Zanzotto, che scrive le sue opere in dialetto, critica proprio la strumentalizzazione di cui i leghisti sono protagonisti a proposito delle lingue locali.
Naturalmente le dichiarazioni del poeta hanno provocato la pronta reazione degli esponenti del Carroccio. Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, anche lui ospite in trasmissione, ha detto che nonostante quella di Zanzotto sia «una voce autorevolissima, per fortuna altri 4 milioni di elettori veneti non la pensano come lui».
Critico anche il governatore Galan, che ha parlato di «parole fuori luogo». E non si può certo dire che in questo periodo tra lui e la Lega scorra buon sangue, visto che il presidente della Regione ha paragonato il Carroccio «al vecchio Pci centralista».