Laura Boldrini: caricata da destra, Sallusti da osteria, imbarazzo a sinistra

Laura Boldrini, il 25 aprile a Milano: ha oscurato il sindaco, Giuliano Pisapia

Non corre buon sangue tra il Pdl e Laura Boldrini, presidente della Camera. Non suscita eccessivi amori neanche a sinistra la ex portavoce di un ufficio Onu catapultata alla terza carica dello Stato da una delle tante mosse sbagliate di Pierluigi Bersani in quei trenta giorni da incubo dopo le elezioni.

Le rimproverano il protagonismo, che l’ha portata a oscurare il già pallido Giuliano Pisapia il 25 aprile a Milano; le rimproverano gli interventi di magistratura e polizia per uno scherzo sul web ai suoi danni, interventi giudicati molto illiberali e assai poco di sinistra; le rimproverano soprattutto di non venire dagli eletti del partito maggiore, il Pd, ma dal minuscolo partito di Nichi Vendola, il Sel, che ha ottenuto meno del 4 per cento dei suffragi.

Tuttavia, mentre a sinistra devono applaudire e sorridere, perché schieramento oblige, a destra non gliene fanno passare una.

L’onda lunga dell’ultima polemica arriva fin sui mercoledì mattina.

Libero porta in prima pagina un articolo di Mattias Maniero:

“Una presidente impresentabile”.

Il Giornale le dedica una intera pagina. Oltre al titolo di apertura sul battibecco di martedì (“La Boldrini “perdona” i violenti di Sel”), un “box” a sfondo grigio a centro pagina:

“Dilettanti allo sbaraglio. Parlamento, peggio della “maestrina” soltanto i grillini”.

Svolgimento:

“In aula è bagarre, sotto lo sguardo vitreo della presidente Boldrini, che ha perso il filo e non sa che dire”.

Lo scontro verbale con Renato Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera, originato da un attacco a gamba tesa dello stesso Brunetta, avvenuto martedì in aula alla Camera, è solo il momento, almeno per ora, di maggiore tensione, ma la temperatura aveva iniziato a salire da qualche tempo.

Già da subito dopo il ponte del primo maggio, Gianfranco Morra, professore all’Università di Bologna e editorialista del Giornale, c’era andato giù pesante, scrivendo frasi come queste:

“La scelta di una donna come presidente della camera ci aveva fatto bene sperare, soprattutto noi emiliani, che ne abbiamo avuta una, Nilde Jotti, che ha battuto tutti gli altri”.

Anche se Laura Boldrini

“crede in ciò che fa e rivela disponibilità e anche coraggio, […] sono le sue idee, la sua concezione della vita che puzzano di stantio. In primo luogo il suo sinistrismo di maniera, privo di fierezza rivoluzionaria e decaduto a risentito lamento”.

“A questa «vecchiaia» la presidentessa ne aggiunge una seconda, che le deriva dalla attività svolta (per filantropia, non ne dubitiamo) nell’assistere i profughi dei due emisferi. Tutti concordano che nel momento attuale il loro dramma, per fame, epidemie, miseria, guerre, sia tale, che richiede un impegno notevole di tutti i paesi ricchi. Ma anche qui negli emisferi della Boldrini alberga la confusione.

“E «vecchia» anche per una terza ragione: il suo femminismo poteva andare bene per sua madre, in un periodo in cui veramente il gap tra i due sessi e la supremazia dei maschi erano evidenti. Oggi non è più così, tanto che tutte le femministe intelligenti hanno adeguato e ridimensionato la loro lotta.

“Da poco la Boldrini è stata eletta. Bersani ce l’ha data, guai a chi la tocca. Ma ci ha dato un doppio bidone. Ha scelto una giovane, ma le sue idee giovani non sono proprio, anzi sono miti superati. E doveva rappresentare non la politica, ma la società civile. Mentre non è così: è una ultrapolitica, che proviene dal Sel, il più ideologizzato e preistorico di tutti i partiti del parlamento.

Ad alzare il livello dello scontro ci aveva pensato nel week end Alessandro Sallusti, direttore del Giornale dei Berlusconi e che certo un campione di simpatia e di buone maniere non è. Alessandro Sallusti, racconta Repubblica,

“in tv aveva accusato la Presidente della Camera di non aver difeso le deputate del Pdl, attaccando: «Da domani Boldrini non ci rompa più i coglioni».

Laura Boldrini, invece di far finta di niente, ha affidato la replica al suo portavoce, Roberto Natale, che ha trasformato una volgarità da osteria o da arena pomeridiana in un “insulto a sfondo sessuale” dimenticando che in questo caso il sesso di riferimento non era quello della presidentessa della Camera ma dello stesso Sallusti. Ha scritto Repubblica:

“Sallusti insulta Laura Boldrini La replica: “Smettiamola con le volgarità”.  Roberto Natale, portavoce di Laura Boldrini, bolla come «volgarità e insulti» le parole di Alessandro Sallusti […] e esprime solidarietà alle deputate Pdl e aggiunge: «L’insulto a sfondo sessuale per colpire una avversaria politica è incivile sempre»”.

Più ricca anche se priva dell’esplicito riferimento al complemento dell’organo sessuale maschile è la cronaca del Corriere della Sera, affidata a Ernesto Menicucci. Il Pd, scrive, se la sono presa con  Laura Boldrini, per

“non aver condannato le contestazioni di Brescia”.

E non c’è solo Renato Brunetta ad attaccare sia Laura Boldrini sia il leader di Sel Nichi Vendola:

«Mi rivolgo a voi, presidenti Boldrini e Vendola. A Brescia i teppisti, […] erano radunati intorno a numerose bandiere rosse del Sel, […che] o erano state rubate, e allora dovreste denunciare il furto; oppure erano sventolate da militanti del vostro partito. In questo caso è grave e pericoloso il silenzio della terza autorità della Repubblica e del presidente di una Regione. Sconfessino o condannino l’uso di quelle bandiere. Altrimenti è inevitabile pretendere le vostre dimissioni»;

contro Laura Boldrini hanno parlato anche

1. Stefania Prestigiacomo:

«silenzio assordante da parte delle istituzioni»;

2. Gabriella Giammanco:

«la Boldrini non può essere contro la violenza a giorni alterni»;

3. Elvira Savino:

«meno retorica terzomondista e più attenzione ai diritti di tutti»;

4. Maurizio Gasparri, vice capogruppo dei senatori Pdl:

«Forse ho il computer rotto, ma non ho visto dichiarazioni da parte della presidente Boldrini né per l’aggressione subita da Renata Polverini mentre cenava in un ristorante di Roma e neppure per i fatti di Brescia».

A parte la reazione di Roberto Natale, si registra quella di Titti Di Salvo, di Sel:

«polemiche strumentali nei confronti della presidente Boldrini».

Published by
Marco Benedetto