ROMA – Laura Boldrini futura leader di una sinistra anti Matteo Renzi. Lei, la presidente della Camera, più quel Maurizio Landini che sembrava tanto in auge fino a qualche settimana fa. E più di quel Sergio Cofferati uscito dal Pd sbattendo la porta dopo una sconfitta poco chiara alle primarie in Liguria. Suggestione, per ora, poco più. Eppure, come racconta Goffredo De Marchis nel suo retroscena di lunedì 23 febbraio su Repubblica, qualcosa a bollire in pentola c’è.
Tutto inizia sabato quando Boldrini da Ancona attacca in modo duro e inaspettato Renzi. Ne parla come di un “uomo solo al comando”. E nasconde il suo affondo dietro una questione di procedura, le Commissioni non ascoltate:
“Ci sono stati anche dei pareri non favorevoli da parte delle commissioni di Camera e Senato e forse sarebbe stato opportuno tenerli nel dovuto conto. (…) Credo nei ruoli intermedi, associazioni, sindacati. Dunque, l’idea di avere un uomo solo al potere, contro tutti e in barba a tutto a me non piace, non mi piace”.
Boldrini è terza carica dello Stato, avrebbe un dovere di neutralità. Ma con questa sortita punta evidentemente a un ruolo più attivo e visibile. Perché? Secondo De Marchis il motivo è semplice. Boldrini sta facendo le prove di un possibile impegno più chiaro:
“Si capisce che la presidente è decisa ad assumere un ruolo più visibile nel confronto quotidiano e c’è un pezzo della sinistra che pensa a lei come possibile contraltare a Renzi. Molto più che a Landini o a Cofferati. Se la legislatura andrà avanti fino al 2018, Boldrini rimarrà nei ranghi del suo compito istituzionale. Ma se dovessero esserci prima degli strappi, «se si apre una partita a sinistra», allora potrebbe decidere di esporsi di più. E l’affondo sui decreti delegati della riforma del lavoro e l’accusa dell’uomo solo al comando potrebbe rivelarsi solo una prova generale di un maggiore impegno”